REGGIO EMILIA – Evitare che una residenza per anziani si trasformi in una polveriera. Servono a questo le misure adottate dai gestori per contenere i contagi. Tra le più stringenti, c’è la chiusura delle porte ai famigliari degli ospiti, attuata già da più di dieci giorni. E si stanno svolgendo i corsi di formazione rivolti agli operatori socio sanitari.
Se ne sta occupando l’Ausl, impegnata anche in questo fronte che per livello di criticità è secondo soltanto a quello rappresentato dagli ospedali. Il protocollo prevede l’isolamento per gli ospiti che presentano sintomi o che hanno avuto contatti con persone risultate positive. Una serie di episodi si è già verificata nella nostra provincia.
Nel comune capoluogo, all’interno delle strutture gestite dalla Asp Città delle persone, “la situazione è sotto controllo”, fa sapere il presidente Raffaele Leoni che spiega come all’isolamento siano destinati anche gli anziani dimessi dagli ospedali dopo un periodo di cura dovuto al Covid-19. A Guastalla, invece, un’intera struttura da 38 posti è stata destinata esclusivamente ai contagiati: si tratta della residenza sanitaria assistenziale “Bisini”, gestita da Coopselios. Il suo bacino di utenza è esteso ai comuni della Bassa. Una soluzione già operativa, ma che non è stata ancora comunicata ufficialmente.
Anche per questo lo Spi Cgil è insorto, chiedendo di stringere i tempi: “Non ci risultano iniziative specifiche adottate, non si può continuare a fare finta di niente”, si legge in una nota che, senza mezzi termini, parla di “strage silenziosa”. A livello unitario le principali sigle hanno chiesto un incontro alla conferenza territoriale socio sanitaria. Le preoccupazioni rivolte ai lavoratori riguardano, in primis, la necessaria dotazione dei dispositivi di protezione individuale, segue poi la richiesta di “sottoporre tutti ai tamponi per isolare i focolai”.
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