REGGIO EMILIA – Una buona notizia in casa granata. Alessandro Favalli ha concluso l’iter che ha certificato la sua negatività al Covid19. La positività del giocatore della Reggiana, arrivato nel calciomercato invernale dal Catanzaro, era stata comunicata lo scorso 8 marzo dal club granata: ora, il doppio esito negativo dei tamponi ha certificato la guarigione dal Coronavirus. Ad affermarlo è lo stesso difensore.
«Sto bene e sono felice di aver chiuso questa parentesi – ha detto il calciatore – È stato un momento difficile e che mia ha segnato, ma posso dire di essermelo lasciato alle spalle. Non appena mi è stato comunicato l’esito del secondo tampone di controllo mi sono sentito sollevato e ho tirato un sospiro di sollievo per me e per tutte le persone vicine. Avrei desiderato guarissero tutti, anche mia nonna che purtroppo, invece, non ce l’ha fatta; il mio primo pensiero è andato a lei».

Favalli ripercorre i momenti vissuti. «Il percorso è stato lungo – confessa – Dopo il primo tampone risultato positivo ho iniziato il periodo di quarantena con misurazioni di febbre quotidiane in continuo collegamento con i medici dell’ATS e con lo staff medico della Reggiana. Dopo due settimane dal primo tampone ho iniziato i test di controllo per certificare la mia negatività, a distanza tra loro di circa una settimana. Proprio pochi giorni fa ho appreso l’esito dell’ultimo tampone che mi ha dichiarato finalmente guarito dal Covid-19».
Una volta scoperta la positività al Covid19, non sono mancati i pensieri ai propri cari, invitando la gente a seguire le indicazioni date dalle autorità. «Quando ti colpisce in prima persona una situazione di questo tipo riesci a comprendere veramente quanto sia grave. È importante rispettare le indicazioni che sono state date per salvaguardare se stessi e gli altri. Non si può immaginare la reazione di un corpo al virus ed è sbagliato sentirsi invincibili e al sicuro. Serve responsabilità. Da quando ho avuto i primi sintomi e sono risultato positivo, ho pensato alla mia famiglia e a chi mi era vicino; io mi sentivo forte ma pensavo a loro. I medici si sono sempre dimostrati veramente disponibili, sono figure fantastiche che mi hanno ascoltato e seguito con attenzione. E insieme a me hanno aiutato tantissime persone. Voglio dire grazie a loro, alla mia famiglia, alla squadra, alla società e a tutte le persone incontrate nel mio percorso sportivo e che in questo periodo non hanno mancato di far sentire la loro vicinanza».
Il sogno è tornare però in campo al più presto. «La voglia di giocare è tanta, il calcio è la nostra vita e il nostro lavoro. Desideriamo tornare in campo e raggiungere i nostri traguardi giocando le partite, ma è fondamentale che si riparta solo nelle massime condizioni di sicurezza senza sottovalutare un nemico di cui ancora si conosce poco. Manca lo sport, l’attività fisica e il contatto con le altre persone, compagni e amici. Poter riabbracciare tutta la famiglia è la prima cosa che desidero fare. Chiaramente bisognerà aspettare – conclude – Anche se con il passare del tempo questo risulta sempre più difficile, ora è quanto più prudente e necessario farlo».
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