REGGIO EMILIA – “Lo vediamo in autostrada: un panino costa 10 euro, a scuola un pasto completo quando vale 5 euro è tanto“. Così Chiara Nasi, presidente di Cirfood.
L’esempio vale più di tante parole. Se per rispondere all’aumento dei costi delle materie prime e dell’inflazione, la ristorazione privata ha aumentato i prezzi, quella collettiva non lo può fare alle prese con appalti pluriennali che non prevedono adeguamenti dei compensi in corsa. Una situazione che mette un settore vitale per il welfare pubblico in grande difficoltà. Per questo, nel corso del Terzo Summit della Ristorazione Collettiva, che si è svolto stamattina a Reggio alla presenza anche dei presidenti nazionali di Legacoop, Simone Gamberini, e di Coldiretti, Ettore Prandini, Cirfood ha lanciato la proposta di un patto che coinvolga imprese, istituzioni, pubbliche amministrazioni, sistema sanitario e filiera agroalimentare, affinché venga riconosciuto al comparto un corretto bilanciamento tra sostenibilità economica, sociale e ambientale. “E’ un servizio essenziale e irrinunciabile per milioni di cittadini. Purtroppo si sta impoverendo così tanto da rendere difficile pensare che sarà sostenibile in futuro. Occorre valorizzare il lato economico”, continua Nasi.

Un patto per ridare dignità a un settore che raramente ottiene gli onori della cronaca e che invece assicura ogni giorno servizi essenziali per scuole, strutture sociosanitarie e aziende la cui importanza si scopre solo quando viene meno o c’è qualcosa che non va. “Gridiamo con forza tutti gli anni per cercare di portare l’attenzione sul nostro settore, che sembra dimenticato da tutti”.
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