REGGIO EMILIA – Nella nostra provincia, il 60,6% degli edifici certificati dal punto di vista energetico rientra nelle categorie più basse, la F e la G: più di 48mila immobili caratterizzati da un elevato impatto ambientale. Il giro di vite voluto dell’Unione europea si sta indirizzando proprio verso di loro.
La direttiva “case green”, approvata dal parlamento europeo, prevede, per gli edifici residenziali, almeno la classe energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033. La strada per l’entrata in vigore è ancora lunga, ma l’attenzione è alta. Alla Cna, che ha messo a disposizione un team di professionisti, stanno aumentando le richieste delle attestazioni da parte dei cittadini. “Anche per partecipare ai bandi regionali o accedere ai contributi nazionali, il certificato spesso viene richiesto come requisito obbligatorio”, le parole di Stefano Ricciardi, responsabile Installazione impianti e costruzioni in Cna.
Le classi energetiche sono dieci. Le più elevate, dall’A1 alla A4, contano neanche il 7% degli edifici. Per rendere la propria abitazione più performante si possono mettere in campo diverse azioni. “Dalle meno invasive, come per esempio l’installazione di una pompa di calore – ha proseguito Ricciardi – all’installazione di impianti fotovoltaici che permettono di essere indipendenti dai combustibili fossili. Poi, la sostituzione degli infissi e l’isolamento termico dell’edificio, il cosiddetto ‘cappotto'”.
Il costo della certificazione energetica può variare dai 100 ai 350 euro. Per riqualificare ed, eventualmente, mettere a norma la propria casa, si spende molto di più: “Non tutti possono permettersi questo tipo di attività e credo sia necessario un sistema di incentivi e di contributi”.
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