REGGIO EMILIA – Il problema è se, ma soprattutto quando. Se nulla cambierà, il trasporto pubblico sarà costretto a cambiare veste, e quindi corse e orari, a causa dell’aumento fuori controllo del costo del carburante.
Anche Seta lancia l’allarme, come già avvenuto da parte delle aziende di altre province: ha avvertito l’Agenzia per la mobilità, la prefettura e la Regione del fatto che potrebbero verificarsi ricadute importanti sugli utenti e chiede provvedimenti di contenimento. Ed è qui che la domanda diventa quando: quando potrebbero iniziare a verificarsi queste ricadute? Per ora, la risposta non c’è.
E’ il gasolio il carburante prevalente: lo utilizza l’82% dei 280 mezzi del bacino reggiano, ma per la nostra provincia il problema è doppio perché ben 40 mezzi della flotta urbana sono alimentati a Gpl, carburante per il quale – dice l’azienda – si stanno verificando importanti difficoltà di approvvigionamento: “Le gare vanno deserte”, ha detto Antonio Nicolini, presidente di Seta.
Se le scorte dovessero finire prima che si trovi una soluzione, sarà impossibile sostituire 40 mezzi anche perché il contesto è generalizzato e le altre province non possono venirci in aiuto. Per altro, problema si innesta a problema: causa pandemia, l’utenza dei mezzi pubblici è ancora in calo del 30% rispetto al 2019 e, sempre causa pandemia, la capienza consentita a bordo è all’80%, e quindi più mezzi devono circolare per garantire ad esempio il servizio scolastico. “Abbiamo lanciato l’allarme per sensibilizzare istituzioni e Governo”, ha ricordato Nicolini.
Seta ha fatto una stima sulla maggiorazione di costi nel 2022 rispetto al 2021 tenendo conto della tendenza in atto: sarebbero 9 milioni in più, di cui un terzo su Reggio Emilia. Un aumento del 75% sul bilancio delle spese, tenendo conto che la voce “consumi di materie prime” incide per 11-12 milioni. “Dietro c’è una speculazione che poi mette a repentaglio i servizi a vantaggio di pochi”, ha concluso il presidente.
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