BOLOGNA – I garanti dei detenuti di tutta la regione si sono dati appuntamento a Bologna per fare il punto sulla situazione carceraria. Il garante regionale Roberto Cavalieri ha ribadito che il sistema carcerario regionale non funziona essendo ancora irrisolti il problema del sovraffollamento, della mancanza di spazi adeguati per il recupero del detenuto, della carenza di personale e della fatiscenza dei fabbricati.
Lungo la via Emilia negli ultimi tre anni i detenuti sono aumentati di 500 unità: è come se fosse nato un nuovo carcere, peccato che personale della polizia penitenziaria, educatori, assistenti sociali, siano rimasti gli stessi. Compreso le occasioni di reinserimento lavorativo.
A chiedere una svolta, nel corso di una conferenza stampa organizzata nella sede dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, sono stati i garanti dei detenuti che operano in regione guidati dal garante regionale Roberto Cavalieri. Presente anche il presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Maurizio Fabbri.
“Il problema del sovraffollamento nelle carceri – spiega il garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri – è pressoché ingovernabile, da anni si cercano vie d’uscita ma senza risultati: in regione sono quasi 1.000 i detenuti in più rispetto ai posti regolamentari, negli ultimi tre anni la popolazione carceraria è aumentata di 500 unità (come se fosse nato in regione un nuovo carcere), superando così le 3.800 presenze permanenti. Una situazione insostenibile, la gestione dei detenuti è sempre più complicata, così come l’attuazione dei percorsi a loro dedicati”.
Il Garante affronta poi il tema della salute in carcere: “Problemi evidenti riguardano anche il tema della salute, sono sempre più le persone detenute con dipendenze o con disturbi psichici gravi, il personale dedicato a trattare questi casi è insufficiente. Questa situazione inevitabilmente non può essere discostata, assieme ad altri fattori, dal tema dei suicidi e dei comportamenti autolesivi in carcere, in costante aumento negli ultimi anni”. Prosegue sugli spazi in carcere: “A questo scenario si aggiungono la scarsità di percorsi dedicati al recupero del carcerato, gli spazi riservati a queste attività spesso risultano inadeguati, più in generale nelle strutture carcerarie della regione si riscontrano problemi infrastrutturali, fabbricati fatiscenti che andrebbero completamente rivisti”. Le conclusioni di Cavalieri: “La situazione è emergenziale, bisogna cambiare rotta, il carcere, che piaccia o no, rappresenta una componente della nostra società, se non si dà una possibilità di recupero al detenuto si violano diritti fondamentali, serve, quindi, rilanciare il sistema carcere, a partire dalla sua organizzazione”.
Per quanto riguarda la casa circondariale di via Settembrini, la garante dei detenuti di Reggio Emilia, Francesca Bertolini, accanto ai problemi comuni alle altri carceri ha evidenziato anche il tema delle tante diverse tipologie di reclusi: “Anche la struttura che ospita il carcere reggiano richiederebbe interventi di recupero – sottolinea la Bertolini – inoltre le caratteristiche dell’edificio rendono particolarmente complessa la gestione delle diverse categorie presenti, che a Reggio sono sei con detenuti con problemi di salute mentale, donne, transgender e persone in alta sicurezza”.














