REGGIO EMILIA – Dal decreto del Governo sulla ripartenza è arrivata, fra le altre cose, la conferma che le scuole non riapriranno. Fino al 6 giugno, dunque, si proseguirà con la didattica a distanza. Ieri sera a Decoder ne ha parlato Giuseppe Caliceti.
“La scuola online – ha detto – di certo non è la scuola della nostra Costituzione, quella che arriva a tutti. Il 6% degli studenti italiani non ha la possibilità di connettersi per ragioni economiche”. Caliceti insegna alla scuola primaria “Italo Calvino” di Calerno. Non è solo un insegnante, ma anche uno scrittore e alla scuola ha dedicato un gran numero di articoli e un libro, “Una scuola da rifare” pubblicato da Feltrinelli ormai 10 anni fa. Di questo anno scolastico dimezzato, dice che comunque per i ragazzi non è un anno perduto. Dice che tanti genitori stanno facendo i salti mortali, improvvisandosi un po’ insegnanti, e che i docenti si arrangiano e cercano di fare del loro meglio. Ma si può fare scuola senza andare a scuola?
“In realtà, secondo me no se dobbiamo essere sinceri. Noi insegnanti stiamo cercando di mantenere con gli studenti un contatto affettivo e legato ai programmi scolastici, però questa non è la vera scuola”. La scuola non è arrivata preparata a questa sfida – sostiene Caliceti – perché viene da 25 anni di tagli e perché le classi sono sempre più numerose. In più, è mancato il coordinamento da parte del ministero e troppo è stato delegato ai dirigenti scolastici.
Diversamente da ciò che accade in Germania, manca una piattaforma pubblica per la didattica a distanza per cui non resta che consegnarsi ai giganti del web. Senza dimenticare che, rispetto alla scuola basata sul rapporto diretto, la didattica a distanza penalizza alcuni studenti più di altri. “Sono più svantaggiati quelli che erano già in situazioni di sofferenza economica o sociale”.
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