REGGIO EMILIA – Più profitti con il gas e l’energia elettrica, meno con l’acqua e i rifiuti: il 2023 di Iren ha segnato per certi versi un “ritorno alla normalità”. Nel 2022 il temporaneo congelamento delle condizioni dei contratti di fornitura, deciso dal Governo Monti mentre i prezzi delle materie prime schizzavano verso l’alto, aveva penalizzato i conti delle aziende del settore. Sulla commercializzazione dell’energia elettrica, ad esempio, Iren aveva perso più di 100 milioni di euro.
Nel 2023 lo scenario è cambiato: i prezzi di approvvigionamento sono scesi, le aziende hanno avuto di nuovo le mani libere sulle politiche commerciali e i risultati si vedono. Ma i settori non sono tutti uguali. Nella commercializzazione di energia elettrica Iren è passata da un margine operativo lordo negativo per 103 milioni nel 2022 ai 64 milioni di attivo dell’anno scorso. Nel mercato del gas, invece, il margine è cresciuto da 117 a 134 milioni. Si tratta peraltro di risultati ottenuti in un contesto di forte riduzione dei volumi di vendita, a causa del clima mite e della riduzione dei consumi da parte dei clienti.
Opposto l’andamento del settore ambientale, che l’anno scorso ha gestito più di 3.800 tonnellate di rifiuti. I ricavi sono aumentati del 9%, superando ampiamente il miliardo di euro, ma i margini sono diminuti del 7% a 245 milioni. E’ l’effetto della riduzione dei ricavi legati alla cessione di energia termica, di biometano, dei volumi di rifiuti smaltiti in discarica e del calo degli incentivi relativi ai certificati verdi.
Anche la marginalità del servizio idrico integrato ha registrato una flessione, causata dall’aumento dei costi operativi e dal venire meno dei conguagli tariffari di esercizi precedenti. Il gruppo Iren l’anno scorso ha venduto 179 milioni di metri cubi di acqua.
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