REGGIO EMILIA – “Trovare soluzioni differenti di trasporto per alcuni prodotti è possibile, per altri no”. Così Silvia Margaria, responsabile internazionalizzazione di Unindustria.
C’è una fetta di export reggiano che rischia gravi ripercussioni da quanto sta accadendo nel canale di Suez, dove i missili dei miliziani houthi yemeniti puntati sulle navi commerciali rappresentano una delle conseguenze del conflitto tra Hamas e Israele. Ammonta a 1,2 miliardi di euro il valore dei prodotti che le imprese della nostra provincia spediscono attraverso il Mar Rosso. Una stima che si basa su dati del 2022 e 2023.
“Parliamo di cifre considerevoli. Veniamo da un anno che nasceva con complessità notevoli dopo la ripresa del Covid, con la guerra in Ucraina e le tensioni in Medioriente”.
Unindustria Reggio, in questi giorni, sta sondando l’impatto subìto dalle proprie associate in seguito al blocco parziale del canale di Suez. “Ci sono anche degli aumenti legati all’energia e al carburante, ritardi di 10-20 giorni perché le navi devono passare dal Capo di Buona Speranza”.
Problemi di ritardi nelle consegne e di costi in aumento riguardano anche le importazioni. Sono molte anche sul nostro territorio le imprese, specie nel settore del tessile e dell’elettronica, che dipendono dal commercio con l’Asia, finora transitato dal Mar Rosso. “Questo influirà non solo sulle imprese ma anche sui consumatori“.
A preoccupare Unindustria c’è poi il piano di ridimensionamento che interessa l’Agenzia delle Dogane. L’Ufficio reggiano potrebbe diventare una mera sede operativa senza poteri decisionali. “Per le aziende – è l’allarme dell’associazione di categoria – vorrebbe dire rallentare le operazioni di import ed export”.
Il blocco di Suez costa caro alle imprese reggiane. VIDEO
5 febbraio 2024L’allarme di Unindustria sugli effetti della forte riduzione del traffico commerciale nel Mar Rosso, minacciato dagli attacchi dei miliziani Houthi. “A rischio le importazioni e una quota di export reggiano che vale 1,2 miliardi”