REGGIO EMILIA – Un taglio al consumo di gas del 7% da ora fino al 31 marzo 2023: è questa la quota di risparmio energetico che l’Italia dovrà raggiungere rispetto ai mesi precedenti in base al nuovo regolamento introdotto a fine luglio dall’Unione Europea. Stiamo parlando di una riduzione volontaria. Riduzione che diventerebbe obbligatoria nel caso in cui il Consiglio Ue decretasse l’allerta energetica.
Per ora non ci sono disposizioni univoche nè vincolanti. In Italia ogni territorio procede in ordine sparso, in un’ottica in cui la sostenibilità ambientale si lega alle esigenze di cassa dovute ai ricari delle forniture energetiche stesse. A Torino, tanto per citare un esempio, in vista dell’autunno e del riavvio degli impianti di riscaldamento il Comune ha deciso di ridurre di due gradi la temperatura degli uffici pubblici e sempre Torino, in questo caso per quanto riguarda l’elettricità, ha stabilito di diminuire l’intensità dell’illuminazione pubblica. A Belluno una parte dei lampioni rimarrà addirittura spenta la notte. E da noi?
Alcuni Comuni reggiani si sono mossi già da tempo. A fine giugno a Correggio, ad esempio, è entrata in vigore una ordinanza secondo cui in tutti gli immobili comunali, è prevista la riduzione, per il prossimo inverno, di un grado di riscaldamento, fatta eccezione per le strutture dei servizi educativi 0-6 anni, i centri assistenziali e le residenze per anziani. La medesima ordinanza comporta il posticipo di 30 minuti per l’accensione serale e l’anticipo di 90 minuti per lo spegnimento mattutino dell’illuminazione pubblica.
A Rubiera a metà luglio la giunta ha disposto una razionalizzazione degli impianti di riscaldamento negli edifici pubblici a partire dall’autunno. Una stretta sui consumi energetici pubblici era stata varata già ad aprile dal comune di Scandiano con lo stop in orario notturno (dopo la mezzanotte) dell’illuminazione pubblica dei monumenti presenti sul territorio.
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