REGGIO EMILIA – E’ entrato in vigore oggi anche per la nostra provincia il nuovo numero unico per le emergenze 112. Ci troviamo nella centrale unica di risposta di Parma, che gestisce il 90% delle chiamate provenienti dalla nostra provincia, la migrazione dal vecchio sistema è iniziata intorno alle 10 e poco dopo è arrivata la prima chiamata dalla provincia di Reggio.
I 90 operatori, che si dividono tra le centrali uniche di risposta (CUR) di Parma e Bologna, sono stati formati per filtrare la chiamata in entrata e smistarla in pochissimo tempo alla centrale operativa di secondo livello, in base al tipo di esigenza. Nel 45% dei casi si tratta di richieste di assistenza sanitaria, che vengono deviate al vecchio 118, il 48% delle chiamate è rivolta a carabinieri e polizia e la percentuale restante ai vigili del fuoco. Nel 10% dei casi la chiamata è stata fatta per errore. “Riceviamo circa 1500 chiamate ogni milione di abitanti”, spiega Antonio Pastori, direttore delle Centrali Uniche di Risposta di Parma e Bologna.
La centralizzazione delle chiamate assicura una gestione coordinata e integrata tra le diverse forze coinvolte, con tempi più brevi, la localizzazione in tempo reale della chiamata, la risposta multilingue e alle persone con disabilità, anche dell’udito, grazie alla nuova applicazione per cellulari ‘Where are U’.
“Si affianca e si integra con gli attuali numeri di emergenza nazionali (112, 113, 115, 118), che continuano a restare attivi – il mio motto ‘qualsiasi numero componi è giusto – continua Pastori – Oggi è entrato in funzione per il distretto con il prefisso 0522, quello con il prefisso 0536 di Castellarano insieme al distretto di Sassuolo e Modena passerà il 18 marzo”.
L’introduzione del nuovo numero 112 recepisce la direttiva dell’Unione europea: l’obiettivo è di permettere a chiunque si trovi sul suolo europeo di fare chiamate di emergenza componendo un unico numero di telefono. La realizzazione delle due centrali uniche di risposta è costata 8 milioni di euro, di cui un milione e mezzo finanziato dallo Stato e il restante dalla Regione Emilia Romagna, la gestione costerà ogni anno circa 9 milioni di euro.
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