BAISO (Reggio Emilia) – I presunti autori? Tre uomini di origine calabrese di 49, 53 e 44 anni, due dei quali avvocati che esercitano a Modena. Il presunto movente? 5mila euro non restituiti.
Hanno indagato per due anni e mezzo i carabinieri reggiani, coordinati dalla Procura. E tramite le intercettazioni, le immagini delle telecamere, l’incrocio dei dati e la raccolta di testimonianze sono arrivati a quelli che ritengono i responsabili di un episodio che aveva suo malgrado regalato a Borgo Visignolo di Baiso una risonanza nazionale: l’attentato dinamitardo ai danni di una villetta in cui da una quindicina di giorni era domiciliato l’imprenditore modenese Gian Luca Catelani, commerciante di 56 anni gestore in passato del bar Movida Cafè a Modena e del punto ristoro del campo da rugby sempre a Modena, oltre che ex presidente della Correggese Calcio.
La bomba artigianale venne messa nei pressi del porticato ed esplose più o meno alla mezzanotte del 29 luglio 2017: ingenti i danni alla villetta di proprietà di tre sorelle, ma per fortuna nessun ferito visto che in quel momento in casa non c’era nessuno. Catelani rincasò alle 4 della stessa notte, vide la devastazione. Da subito gli inquirenti ritennero fosse lui il destinatario di un atto che fu immediatamente classificato come intimidatorio e di stampo mafioso, tanto che scese in campo la Dda di Bologna. “Ho avuto qualche piccolo debito con i fornitori, ma chi non li ha? Non ho mai avuto problemi o ricevuto minacce”, diceva in quei giorni Catelani ai giornalisti.
Secondo quanto sostengono i carabinieri, a Catelani sarebbero stati dati 5mila euro un paio di settimane prima dell’attentato: gli inquirenti sostengono che in cambio si dovesse intestare fittiziamente il bar di una stazione di servizio sempre del Modenese gestito dalla moglie di uno dei due avvocati. Il locale era in difficoltà, pieno di debiti, e la mossa doveva essere fatta per evitare la procedura esecutiva da parte della società di energia proprietaria. L’avvocato avrebbe chiesto e ottenuto l’aiuto di un collega e insieme avrebbero agganciato l’imprenditore. Catelani però ha desistito, nel senso che non ha più acconsentito alla cosa. A quel punto con l’aiuto di un conterraneo calabrese, il 53enne operaio considerato l’autore materiale dell’attentato, è nato il piano della bomba per riavere la somma di denaro.
Quattro i capi d’imputazione in concorso per i tre, tra cui danneggiamento aggravato e tentata estorsione. Catelani non è accusato di nulla.
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