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REGGIO EMILIA – Al sband era il nome dello strumento che più di ogni altro identificava quella rivoluzione musicale che dall’America portava con sé i grattacieli di New York e le mille luci di Broadway: la batteria. Una catasta di tamburi piatti e timpani suonata in maniera spettacolare dai nuovi giocolieri della musica.
Reggiani e reggiane popolavano luoghi dai nomi esotici (il Paradiso Blu, il Carillon Cabala, il Copacabana), immaginando chissà quali località da sogno evocate da orchestre che si scatenavano a ritmo di Jazz. Proprio così, il Jazz a Reggio Emilia, mentre la gente vestita a festa beveva cocktail con l’Acqua d’Orcio e parlava dialetto commentando le qualità delle nostrane Jazz Band.
I podcast contengono estratti e commenti dei giornali d’epoca, recensioni e considerazioni di scrittori e intellettuali, come quelle scritte da Lando Orlich, testimonianze dirette dei pionieri musicisti come Mario Campioli o Vanni Catellani e stralci di interviste estratte dalla mostra fotografica Un giro di Jazz tenutasi nel 2015 a Spazio Gerra per Fotografia Europea.
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