REGGIO EMILIA – Era da poco passato mezzogiorno del 19 luglio del 1985, quando 180mila metri cubi di fango travolsero il paese di Stava, nel comune di Tesero, in Trentino: travolsero abitazioni e alberghi, ponti, boschi e, soprattutto, persone. Nel disastro, provocato dal cedimento degli argini dei bacini di decantazione dei minerali della miniera di Prestavel, a monte della località, ci furono 268 vittime, furono 16 quelle reggiane.
Fu una delle più grandi tragedie industriali della storia italiana. “Non ci sono alibi: riconciliarsi con l’ambiente è una questione che riguarda anche la coesione sociale, che riguarda anche la democrazia – ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel 40° anniversario della strage ha preso parte a Tesero alla cerimonia di commemorazione – La prospettiva dello sviluppo sostenibile è stata una conquista conseguita a caro prezzo. Una conquista della quale talvolta sembra che taluni vogliano liberarsi, quasi fosse un fastidio anziché un investimento sul futuro”.
Dei morti reggiani, dieci erano di Roteglia di Castellarano: Rossella Ruozzi, di 28 anni, la figlia Lucia Lanzi, di appena 8 mesi e la madre Wilma Prati, 56 anni; Lidia Ori, di 25 anni e il figlio Matteo Lanzi, di soli 4 anni; e poi Renzo Lanzi, 66 anni, Giacomino Tosi, 47 anni, Fausto Bondioli di 39 anni, Valentino Palladini di 47 anni e Adriano Tonelli di 43 anni. Arrivavano da Fabbrico Alda Mariotti, 44 anni, e il figlio Giorgio Panisi di 8 anni. Luigi Romano Terenziani, 41 anni, e Romana Grisanti, 37 anni, erano di Cella. Morirono poi Andrea Ruggeri, 60 anni di Cadelbosco Sopra, e
, 75 anni di Bibbiano. Erano negli hotel di Stava dove stavano trascorrendo alcuni giorni di vacanza, quando vennero sorpresi dal fiume di sabbia, limo e acqua che stava scendendo a valle con una velocità di 90 km orari per poi riversarsi nel fiume Avisio. I morti identificati furono riportati a casa. Ma per 71 di loro non fu possibile il riconoscimento: riposano a Tesero, nel cimitero monumentale delle vittime della val di Stava.
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