REGGIO EMILIA – L’immagine più emblematica dell’operazione di venerdì mattina alle ex Reggiane è quella di un trolley trascinato. Come se si partisse da casa per una vacanza.
Casa. Se si considera tale una sistemazione del genere, vuol dire che c’è un problema. Secondo Federica Zambelli di Città Migrante, tra le associazioni che più hanno lavorato assieme al Comune, al progetto “Reggiane off” e al dialogo con i senzatetto che negli anni avevano occupato i capannoni in disuso, l’uscita dell’ultima dozzina di persone più che una fine deve necessariamente essere un inizio.
“Le ex Reggiane non sono una causa, ma un effetto – ha detto – Un ghetto di media grandezza dove stavano persone senza casa: abbiamo un’opportunità adesso e la politica deve parlarne. Anche se sono i privati che non affittano a stranieri, questo è un problema della città”. L’accelerata data la settimana scorsa e culminata con l’uscita degli ultimi inquilini, aggiunge la referente di Città Migrante, ha in qualche modo interrotto il percorso iniziato a gennaio e che aveva portato a trovare soluzioni consone, e quindi durature, per la metà degli occupanti dei capannoni. “E’ stata una decisione della prefettura – ha aggiunto la Zambelli – Qualche tempo in più ci avrebbe permesso di trovare soluzioni migliori per gli ultimi rimasti”.
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