REGGIO EMILIA – Nel Paese più gerontocratico di Europa, il nostro, di solito i giovani vengono utilizzati, lavorativamente parlando, per fare tutto ciò che è considerato perdita di tempo, surplus o non “degno” di essere compiuto da un lavoratore esperto. Molto raramente, in Italia, un ragazzo o una ragazza che si affaccia al mondo del lavoro, pur magari con titoli di studio eccellenti, viene “buttato nella mischia” da subito e con ruoli importanti. Perché? Perché esattamente come succede nello sport italiano – tranne lodevoli eccezioni, come questa estate ha mostrato – dei giovani non ci si fida.
E allora, ciò che sta accadendo da ieri a domani al centro congressi Mico di Milano, ovvero la Youth4Climate, assume una valenza di rara importanza. In primis, perché in questi giorni si cercherà di portare esempi reali, pratici, che si possono toccare con mano su come contrastare i cambiamenti climatici così da invertire la rotta in ottica 2030, quando cioè scadrà il programma per lo sviluppo sostenibile stilato nel 2015 a Parigi dai 193 Paesi membri dell’Onu. Secondariamente, questo evento è fondamentale perché, finalmente, protagonisti saranno i giovani.
Quattrocento di loro, due per ogni Paese membro dell’Onu, saranno in questi giorni nella capitale meneghina per discutere con esperti su tutti gli aspetti della crisi climatica. Insieme lavoreranno a una carta negoziale sui cambiamenti climatici in vista della Cop26 di Glasgow, la conferenza annuale dell’Onu sul clima in programma in Scozia dal 31 ottobre al 12 novembre prossimi.
A rappresentare l’Italia Federica Gasbarro e Daniele Guadagnolo, che insieme agli altri ragazzi hanno lavorato per raccogliere le necessità e le istanze dei giovani su tematiche che partono dal problema del climate change e arrivano a toccare temi come diete sostenibili, moda, youth engagement e una società più consapevole su questi temi ormai di fondamentale, fondamentale importanza. Il risultato verrà presentato in occasione di Pre Cop ai ministri, che poi inizieranno i loro lavori.
A Milano, ovviamente, non poteva mancare Greta Thunberg presente insieme all’altra giovane attivista Vanessa Nakate. E proprio l’attivista norvegese ha detto che “dai leader mondiali sentiamo solo parole, bla bla bla. Le emissioni continuano ad aumentare. Possiamo invertire questa tendenza, ma serviranno soluzioni drastiche. E dato che non abbiamo soluzioni tecnologiche, vuol dire che dovremo cambiare noi. Non possiamo più permettere al potere di decidere cosa sia la speranza. La speranza non è un qualcosa di passivo, non è un bla bla bla. La speranza vuol dire la verità, vuol dire agire. E la speranza viene sempre dalla gente. Noi vogliamo giustizia climatica, e la vogliamo ora”.
Ieri, oggi e domani questi giovani hanno la possibilità di fare la storia, di ergersi a protagonisti, di scrivere il futuro del nostro meraviglioso pianeta. Basta fare fotocopie per il capo o i portaborse in un qualsiasi studio del mondo, “i limiti esistono solo nell’anima a corto di sogni”.