REGGIO EMILIA – Come scritto ieri, il ministero dello Sviluppo economico ha chiesto ai centri sociali di Coviolo, Fogliano e Massenzatico lo stop dell’erogazione del servizio del Wi-Fi di comunità, minacciando una multa notevole e una denuncia penale. “Se le cose non si risolvono, chiuderemo” ha detto il presidente del centro di Coviolo, Claudio Braglia.
Sono chiamati a pagare una multa di 30mila euro ciascuno. Perché? Da 6 anni danno alla cittadinanza un servizio che non solo prima non c’era, ma che oltretutto i privati non avevano nessuna intenzione di dare. Una situazione paradossale. “Prima del 2015 mio figlio aveva difficoltà con la scuola – ha aggiunto Braglia – Non c’era connettività; come faremmo a fare tutto? Lo Spid, lo smart working… quante telefonate alle compagnie, tutte a dire ‘non c’è rete, non possiamo’. Non c’era nessun interesse da parte dei privati. Intanto, però, i nostri figli vanno a scuola”.
Braglia, assieme ai colleghi presidenti dei centri di Fogliano e Massenzatico e affiancato dal Comune di Reggio, è pronto a dare battaglia rispetto alla richiesta del ministero. I centri sociali vendono il Wi-Fi ai residenti a 10 euro al mese e pagano un migliaio di euro all’anno a Lepida, la realtà della Regione che ha posato la fibra ottica necessaria. Per arrivare ad avere questo servizio, ognuno dei soci del centro si è autotassato in modo da riuscire a installare la tecnologia necessaria. “Invece che pensare a potenziare i centri sociali come punto di riferimento, ci tartassano. Noi viviamo di volontariato, non ci guadagniamo niente”.
Oltre ad amarezza e preoccupazione, c’è anche incredulità: questo progetto non è nato da un giorno all’altro, ci sono stati, 6 anni fa, lunghi dialoghi prima di partire e proprio in regione.
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