REGGIO EMILIA – Un piano fattibile, ma intrinsecamente debole. Così i commissari giudiziali di Werther International di Reggio, Sicam di Correggio e della consociata Apac, nelle carte della procedura concorsuale, definiscono la proposta concordataria messa a punto dalle tre società, che nei giorni scorsi ha avuto disco verde dal Tribunale di Bologna.
Debole perché? Perché le incognite sono molte. Nello scenario migliore, le quote della nuova società in cui confluiranno i rami d’azienda saranno vendute per 35 milioni di euro entro la fine del 2028. Ma se ciò non accadesse, sottolineano i commissari, Werther, Sicam e Apac non avrebbero in cassa la provvista necessaria a rimborsare i creditori prededucibili, ipotecari e “privilegiati capienti”, che per legge devono essere pagati in contanti. A meno che, sempre entro 5 anni, le società del gruppo non abbiano realizzato almeno l’86% dell’importo preventivato dall’esercizio delle azioni risarcitorie contro gli ex amministratori.
Nel 2022 infatti Werther, Sicam e Apac hanno commissionato a Deloitte una verifica che ha portato alla luce “operazioni commerciali inusuali” che hanno alterato i dati di bilancio, rendendo inattendibile la contabilità delle singole società. Ma le azioni di responsabilità deliberate alla fine del 2022 contro l’ex presidente Boris Levin, l’ex numero due Luca Gazzotti e contro i sindaci revisori non sono in realtà ancora state avviate e appare dunque improbabile che si concludano entro cinque anni. Anche il cattivo andamento di Sicam fra marzo e luglio 2023 desta preoccupazione.
Ma il compito del tribunale non è quello di pronunciarsi sul successo del piano, bensì solo quello di verificare che esso non sia manifestamente inidoneo a preservare l’azienda e a soddisfare i creditori. Da qui il via libera al concordato.
Reggio Emilia proposta concordataria Werther International Sicam