REGGIO EMILIA – Il voto del plenum del Csm del 15 maggio chiude definitivamente la vicenda iniziata il 16 settembre del 2020, con l’esposto contro Mescolini firmato dalle sostitute procuratrici Isabella Chiesi, Maria Rita Pantani, Valentina Salvi e Giulia Stignani. Una vicenda lacerante, che per quasi 4 anni ha messo sul banco degli imputati il magistrato protagonista della più importante indagine sulla criminalità organizzata al Nord e che nel febbraio 2021 ha portato alla cacciata di Mescolini da Reggio e dall’Emilia-Romagna.
La sentenza del Consiglio di Stato e la conseguente delibera del Csm stabiliscono una volta per tutte che quel trasferimento fu immotivato, che Mescolini non aveva fatto nulla per cui dovesse essere mandato via da Reggio. Consiglio di Stato e Csm dicono che non è vero che l’allora procuratore capo era di parte. Non era di parte e non aveva affatto perso la fiducia dei suoi interlocutori e della città, al contrario di quanto sostenuto in prima battuta dal Csm e dal Tar del Lazio.
E’ utile ricordare che l’assalto della destra all’artefice dell’inchiesta Aemilia era iniziato il 18 giugno 2019, appena sette mesi dopo l’insediamento a Reggio di Mescolini, quando Tommaso Foti, deputato piacentino di Fratelli d’Italia, oggi capogruppo alla Camera, aveva presentato un’interrogazione per chiedere l’invio di ispettori alla Procura di Reggio. Il 20 agosto 2020, poi, 13 senatori di Forza Italia, guidati da Maurizio Gasparri, avevano annunciato un’interrogazione su Mescolini al Ministro della Giustizia, sollecitando l’avvio di un’azione disciplinare nei suoi confronti.
Ma questa operazione non avrebbe mai avuto successo se meno di un mese dopo l’interrogazione di Forza Italia non fosse partito l’esposto delle quattro sostitute al Csm. Allo stesso modo, lo scempio del trasferimento di Mescolini sarebbe stato evitato se il Csm avesse condotto fin dall’inizio un’istruttoria accurata sulla vicenda. Un’istruttoria fondata sulla verifica dei fatti e sul principio che le accuse non sono prove: vanno dimostrate.
Il voto del Csm del 15 maggio ha rimesso le cose a posto, nei limiti del possibile. Ma il calvario di Mescolini manda a tutti i magistrati un messaggio sinistro: se vogliamo, ti stritoliamo. Puoi essere bravo e stimato, puoi avere condotto indagini entrate nella storia, ma se ti mettiamo nel mirino non hai scampo.
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