REGGIO EMILIA – E’ la notte tra venerdì e sabato della settimana scorsa. Alcuni residenti chiamano la polizia dopo aver sentito distintamente le urla di una ragazza provenire dal parco antistante via Patti, non lontano dalle piscine comunali e da via Melato. All’arrivo degli agenti del reparto Volanti, la giovane afferma che uno sconosciuto, poi rintracciato e arrestato, aveva cercato di violentarla dopo che lei stessa aveva rifiutato una prestazione sessuale a pagamento.
L’uomo, un 29enne nigeriano, è comparso in tribunale difeso dall’avvocato Carmine Migale. Per lui le ipotesi di reato erano pesanti: tentata violenza sessuale e lesioni personali aggravate. La sua versione, tuttavia, ha confutato quanto esposto inizialmente dalla ragazza. I due, secondo il racconto del 29enne, si sarebbero incontrati in zona stazione e lì avrebbero concordato di appartarsi in quell’area verde per consumare un rapporto sessuale dopo avere “smezzato” una dose di crack. Arrivati al parco di via Patti, la ragazza avrebbe preso la dose tra le mani, l’avrebbe spezzata in due e si sarebbe quindi tenuta per sé una metà, sistemandola in un calzino. Dopo aver consumato l’altra metà, i due avrebbero quindi avuto il rapporto sessuale. Dopo mezz’ora, a fronte della richiesta di avere un secondo rapporto, la ragazza si sarebbe rifiutata e, a quel punto, il 29enne avrebbe preteso la restituzione della seconda metà della dose di crack. Da lì sarebbe poi nata la colluttazione udita dai residenti.
Il giudice Matteo Gambarati ha ritenuto credibile questa ricostruzione e ha liberato immediatamente l’uomo, che vive in un appartamento gestito da L’Ovile, senza punirlo con alcuna misura cautelare. A suffragare questa scelta anche il referto rilasciato dal pronto soccorso reggiano alla giovane, che presenterebbe incongruenze con quanto da lei raccontato. Nel novembre del 2021, proprio in quell’area verde, Mirko Genco tolse la vita alla sua ex compagna, la 34enne peruviana Juana Cecilia Loayza.
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