REGGIO EMILIA – Si attende l’ispezione nel carcere di via Settembrini dopo il caso del grave pestaggio subito da un detenuto tunisino di 40 anni. A destare impressione e sollevare interrogazioni, una mobilitazione politica e la reazione di due ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio che ha detto di aver provato “sdegno e dolore”, sono state le immagini del video divenute virali che sembrano appartenere a un’altra epoca e a un’altra realtà. Invece, siamo nel carcere della Pulce il 3 aprile del 2023.
Solo nelle ultime giornate il video, in tutto circa 10 minuti, è stato reso pubblico. Nell’ordinanza di interdizione al servizio degli agenti, una decina, del luglio 2023 il giudice per le indagini preliminari Luca Ramponi descrive quello che accade sotto l’occhio delle telecamere interne come “brutale, feroce e assolutamente sproporzionato rispetto al comportamento del detenuto”. Nell’atto vengono ricostruiti gli attimi precedenti al pestaggio, il giudice ravvisa il reato di tortura.
Il detenuto è a colloquio con la direttrice del carcere, Lucia Monastero, perché destinatario di rapporti disciplinari redatti dalla casa circondariale di Bologna dalla quale era stato trasferito. Per contro, l’uomo si lamenta dei vestiti e chiede abiti più pesanti, del vitto e protesta perché non vuole finire in isolamento. Offende la direttrice, è quello che lui stesso ammette davanti al giudice. Una volta terminato il colloquio esce dalla stanza e viene accerchiato dagli agenti che gli mettono una sorta di cappuccio in testa, lo picchiano, lo buttano per terra e lo denudano.
Minuti terribili e solo dopo un’ora viene chiamato il medico. Il giudice scrive ancora: “Dalla visione del filmato viene descritta l’azione tipica di una squadra che si muove collettivamente, sotto una direzione unitaria, ciascuno col proprio ruolo”. Chi non ha picchiato è comunque ritenuto responsabile come complice. Il procuratore capo Paci ha parlato di “modalità disumanizzanti, degradanti contro la dignità umana”. Ora, il detenuto è stato spostato nel carcere di Parma mentre il 14 marzo prossimo gli agenti compariranno in aula. Il sostituto procuratore Maria Rita Pantani ha chiesto per tutti il rinvio a giudizio.
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