GUASTALLA (Reggio Emilia) – Minacce, violenze comprensive di aggressioni con una spranga d’acciaio, fino a una bomba molotov lanciata contro l’attività di una delle vittime, fortunatamente inesplosa così da dare preziose indicazioni per le indagini. E’ il quadro che aveva portato a individuare tre indagati, un uomo di 37 anni e due 24enni residenti tra la bassa reggiana e mantovana. Ora, al termine delle indagini, i carabinieri di Reggio e di Guastalla, a cui le vittime si sono rivolte, hanno denunciato i tre uomini per il reato di tentata estorsione: il Gip ha ora disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere, mentre per il terzo indagato di 24 anni è scattato l’obbligo di dimora nel comune di Viadana (Mantova). I protagonisti della vicenda sono tutti di nazionalità indiana.
I tre estorsori avevano iniziato un anno fa, a luglio 2023, a minacciare una delle due vittime, contattata più volte sia di persona che via telefono pretendendo la consegna di 2.000 euro, avvertendolo che se non avesse provveduto lo avrebbero picchiato, cosa poi avvenuta a settembre 2023: l’uomo, terminato il turno di lavoro, era stato avvicinato sulla sua bicicletta, strattonato e colpito ripetutamente con delle spranghe di metallo dietro la testa e sulla gamba finché non era intervenuto un collega di lavoro e i tre erano fuggiti.
La seconda vittima il 2 ottobre scorso aveva subito l’incendio della sua auto, mentre il 16 ottobre aveva trovato davanti la porta di ingresso del proprio esercizio commerciale una bottiglia incendiaria inesplosa, che ha però dato elementi per trovare riscontri utili alle indagini ai Ris di Parma che vi hanno collaborato.
L’uomo aveva presentato denuncia ai carabinieri, presentando anche messaggi minatori ricevuti di whatsapp con insistenti richieste di denaro, corredate da minacce di morte, sempre tramite utenze mobili inglesi, associate di volta in volta a numeri diversi. Messaggi in cui gli estorsori affermavano che lo avrebbero fatto saltare in aria, avrebbero bruciato il suo negozio, e si sarebbero accaniti anche sulla sua famiglia. “Se fai ok, se non fai dillo, che altrimenti ti facciamo scoppiare oggi”, “se oggi non fai il lavoro ti rovino la vita”, “se non consegni i soldi vedrai cosa succederà con te e la tua famiglia. Noi prendiamo tuo figlio e poi ci darai 50.000”. Questo il tenore dei messaggi. Una complessa attività investigativa svolta dai militari ha portato all’individuazione dei responsabili e ai provvedimenti odierni.