REGGIO EMILIA – Le sedute all’inizio sono cominciate con una decina di uomini. Tutti accomunati da atteggiamenti prevaricanti e comportamenti aggressivi nei confronti delle donne. Obiettivo del percorso: prendere consapevolezza e gestire tali impulsi. Nell’arco di meno di un anno e mezzo, i percorsi rieducativi di questo tipo, gestiti dalla cooperativa Papa Giovanni XXIII, sono arrivati a contare 33 partecipanti, la maggior parte dei quali, 23, sono cittadini italiani mentre l’età media è tra i 30 e i 40 anni. Quasi tutti hanno un’occupazione e, in sette casi su dieci, dei figli.
Il progetto, denominato con la sigla “Sum”, che sta per Servizio Uomini Maltrattanti, è svolto in convenzione con la questura che ha appena rinnovato il relativo protocollo. L’aumento di iscritti si spiega con la maggiore adesione da parte di soggetti raggiunti dalla misura dell’ammonimento, vale a dire da quel provvedimento che il questore adotta una volta ricevuta e vagliata la segnalazione di una vittima di atti persecutori o di qualcuno a lei vicino.
Nel 2019 gli ammonimenti emessi erano stati 23. Nell’ultimo anno se ne sono registrati 28, complici anche periodi di lockdown che hanno aumentato il rischio di violenze all’interno delle mura domestiche. Buona parte degli ammoniti ha scelto di cominciare il percorso terapeutico, un aspetto che è motivo di soddisfazione da parte dei gestori del servizio, ma anche della questura i cui uffici, nel 2020, hanno visto presentarsi più di 70 persone che hanno chiesto consigli in merito a episodi di maltrattamenti, parte dei quali sono finiti oggetto di denunce.
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