REGGIO EMILIA – Inizia questa sera un nuovo approfondimento sui rapporti tra politica e criminalità organizzata. Ricostruiremo capitolo dopo capitolo una storia quasi ventennale, facendoci aiutare dai risultati delle indagini e dalle sentenze, proponendo atti giudiziari noti ma ormai dimenticati e documenti ancora inediti. Per rendere più semplice il racconto, procederemo – quando possibile – in ordine cronologico.
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Il 18 maggio 2011 la Dda di Bologna comincia a intercettare le utenze di Romolo Villirillo. All’epoca, Villirillo aveva 33 anni. Gli inquirenti sospettavano – a ragione – che fosse uno dei più stretti collaboratori del boss Nicolino Grande Aracri. Viaggiava di continuo tra il Nord e la Calabria, spesso in aereo. I suoi viaggi e le sue frequentazioni con pregiudicati alimentano i sospetti degli inquirenti. La scelta di intercettarlo è azzeccata e anche fortunata dal punto di vista della tempistica. Due giorni dopo l’inizio delle captazioni, Villirillo trascorre la notte all’ospedale di Crotone per vegliare Nicolino Grande Aracri, lì ricoverato.
Il 21 luglio 2011, durante uno dei suoi viaggi al Sud, Villirillo viene arrestato dai carabinieri di Crotone con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Si era presentato alla Banca di Credito Cooperativo di Scandale insieme ad Antonio Colacino. Pretendeva che la banca gli coprisse due assegni in sospeso per 8mila euro. E al rifiuto del commissario straordinario dell’istituto, lo aveva aggredito e minacciato con queste parole: “Allora questo non sa chi sono io. Piacere, sono il rappresentante della ‘ndrangheta a Crotone. Se vengono protestati gli assegni, devi andare via da Crotone entro tre giorni, altrimenti ti ammazzo. E posso anche andare in galera, in ogni caso ci sarà qualcuno che ti ammazzerà”.
In quei frangenti, nell’autunno del 2011, alla Dda di Bologna arrivano anche le intercettazioni disposte anni prima dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione Grande Maestro, un’indagine su episodi di estorsione della cosca Grande Aracri ai danni di piccoli imprenditori. Tra le persone intercettate nel 2006-2007 c’era anche Romolo Villirillo. I magistrati calabresi trasmettono gli atti ai colleghi di Bologna perché in quelle intercettazioni Villirillo parla anche di un esponente politico emiliano. Parla di elezioni e di voti da raccogliere. (1/continua)
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