REGGIO EMILIA – “Bellini sembra che voglia parlare di collegamenti tra le stragi del ’92-’93 e la strage di Bologna. Collegamenti di cui finora hanno parlato solo e soltanto i giornalisti e qualche investigatore, nessuno dei protagonisti. E Bellini, piaccia o meno, è stato uno di protagonisti di entrambe le stagioni criminali. Su questi fatti può stupire”.
Nuove dichiarazioni spontanee inerenti Mario Mori. Le ha annunciate Paolo Bellini nell’ambito del processo d’appello sulla strage di Bologna. Mori è il generale tornato sotto i riflettori in quanto indagato dalla procura di Firenze in quanto non avrebbe fatto tutto il possibile per evitare le stragi e gli attentati commessi da Cosa Nostra nel 1993 a Firenze a Milano e a Roma.
La stagione in questione è quella che vede la mafia corleonese adottare una strategia eversiva per condizionare la politica. Secondo i Pm di Firenze tra le informazioni che Mori ignorò ci sono quelle fornitegli dal maresciallo Roberto Tempesta che come fonte aveva il terrorista nero reggiano.
“Paolo Bellini, negli stessi mesi in cui Mori parlava con Vito Ciancimino, era in Sicilia e parlava con un mafioso di altissimo rango quale Nino Gioè. I giudici oggi contestano a Mori di non aver ascoltato le parole di Bellini, il quale riferì che tra i mafiosi si parlava di un possibile attentato alla torre di Pisa”. Giovanni Vignali è autore di due libri dedicati al killer, oggi 71enne, condannato all’ergastolo in primo grado per la bomba alla stazione di Bologna. La sentenza tiene in considerazione le coperture e le protezioni che hanno consentito alla “primula nera” di muoversi con disinvoltura durante tutta la sua carriera criminale.
“Mori dice: ‘Non consideravo attendibile il contatto di Bellini con Gioè’. Sappiamo tutti, e già si sapeva all’epoca, che Gioè era parte del comando che uccise Giovanni Falcone. A logica verrebbe da dire che sarebbe stato sensato, comunque, continuare a seguire le mosse di Bellini in Sicilia”, ha aggiunto Vignali.
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