REGGIO EMILIA – Oltre 16 ore di viaggio consecutive, due di stop al confine tra Ungheria e Ucraina e poi altre 16 per il ritorno in Italia con a bordo due mamme e i loro due bambini in fuga dalla guerra.
E’ il giro, effettuato nel fine settimana, con un furgone preso a noleggio, da tre giovani reggiani che si sono attivati dopo che erano venuti a sapere che parenti di propri conoscenti ucraini residenti a Reggio Emilia avevano bisogno di lasciare il proprio Paese. Un’esperienza ai limiti dell’avventuroso anche perché, mentre i tre reggiani raggiungevano la stazione ferroviaria magiara di Zahony, i quattro ucraini avevano già trovato un passaggio.
La spedizione reggiana non è però stata vana, come ci racconta uno dei protagonisti: “Coordinandoci con i nostri conoscenti ucraini di Reggio – ha raccontato Cosimo Pederzoli – ci siamo fatti tradurre la scritta ‘quattro posti per l’Italia’ e abbiamo esposto un cartello. Inutile dire che in pochi minuti abbiamo trovato persone da trasportare”.
Le due donne e i loro figli piccoli sono stati così fatti arrivare in Italia, da parenti che vivono a Verona e Bassano del Grappa. Inoltre, sono stati consegnati a volontari presenti sul posto viveri e indumenti portati da Reggio Emilia. Attenzione, però: vietato improvvisarsi in situazioni così delicate; fondamentale, invece, coordinarsi con organizzazioni umanitarie o con ucraini che vivono in Italia perché il rischio è quello di creare confusione o di mettere in pericolo se stessi e gli altri.
“Non ci siamo voluti sostituire a chi organizza queste spedizioni – ha aggiunto Pederzoli – Anzi, è sempre bene fare riferimento a organizzazioni o al mondo delle parrocchie sia cattoliche che ortodosse, ma ci tengo a dire che non siamo partiti come una armata Brancaleone”.
Una storia che ha anche una connotazione curiosa: Pederzoli, di professione operatore sociale, è un attivista di Sinistra italiana; uno dei due amici, Filippo Ferrarini, è invece un esponente del Popolo della famiglia, movimento conservatore di ispirazione cristiana. Una differenza di visione del mondo che si è annullata di fronte alla solidarietà. A completare il trio Cecilia Azzali, di professione insegnante.
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