REGGIO EMILIA – “Reggio Emilia ha fatto della cultura del dialogo – tra le tante diversità politiche, culturali e religiose – un elemento distintivo della propria identità storica e contemporanea. Diversità non come un muro, ma quale punto d’incontro con l’altro, di arricchimento reciproco, per promuovere una convivenza civile”. Parole del sindaco Luca Vecchi in occasione della presenza in Sala del Tricolore della pacifista israeliana Robi Damelin a cui è stato consegnato il premio per la pace Giuseppe Dossetti. Un riconoscimento attribuitole per mano del presidente della Giuria del Premio stesso, Pierluigi Castagnetti.
Un momento che di fatto ha concluso la tre giorni reggiana di Damelin, giunta da Gerusalemme, dove vive. Tre giorni di incontri e dialogo con istituzioni, scuole, associazioni del territorio, ma anche con rappresentanti della comunità islamica locale.
Ma c’è una storia nella storia, alquanto emblematica: perché a Reggio insieme a Damelin sarebbe dovuta arrivare anche Laila AlSheick, donna palestinese che come Damelin ha perso un figlio in passato negli scontri tra parti contrapposte e che ora é impegnata nel percorso di riconciliazione tra i due popoli attraverso l’associazione Parents Circle. Laila Elsheick però è intervenuta solo online, perché non è potuta partire in quanto il suo viaggio non è stato autorizzato dal Governo isareliano, a testimonianza del clima di tensione che si vive in quella parte del Medio Oriente e delle difficoltà con cui si deve rapportare quotidianamente la popolazione dei territori occupati della Cisgiordania.
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