VETTO (Reggio Emilia) – Ma quale progetto ridimensionato. Ma quali mini invasi. La diga di Vetto deve essere realizzata secondo il piano originario, quello da 100 milioni di metri cubi d’acqua, il cosiddetto “Marcello”, quello che negli anni ’80 venne approvato, finanziato, avviato e poi interrotto.
E così, a 33 anni di distanza da quello stop, il comitato “Amici diga di Vetto” ha promosso una manifestazione al “taglione”, lo zoccolo di cemento armato che costituiva una delle parti della diga già iniziata e di cui i lavori cessarono definitivamente il 16 agosto 1989.
Un appuntamento ormai tradizionale, ma che quest’anno assume un significato ancora più profondo alla luce della grave crisi idrica in corso e anche del via libera della Regione allo studio di fattibilità del progetto per la realizzazione di un invaso ridotto della portata di circa 27 milioni di metri cubi d’acqua.
“Apprendere dello studio di fattibilità a cui la Regione ha dato il via libera è una cosa che ci fa piangere, è uno spreco di risorse”, dice Lino Franzini del comitato, che sta portando avanti da anni questa battaglia con Luciano Catellani, il quale aggiunge: “Abbiamo raccolto 6mila firme per questo progetto e ne raccoglieremo molte altre”. Alla manifestazione, che si è svolta con l’accompagnamento musicale degli Ottoni Matildici, hanno preso tra gli altri anche Marco Mastacchi, consigliere regionale di Rete Civica, il sindaco di Ventasso Enrico Ferretti, il responsabile dell’associazione ambientalista Ripuliamoci, Stefano Ferrari.
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