REGGIO EMILIA – Ci sono giornate che rimangono scolpite nella mente, e forse anche nel cuore. Ed è quello che si augura Istoreco quando organizza, ogni anno, il percorso di avvicinamento al Viaggio della Memoria. Anche quest’anno un migliaio di giovani reggiani partirà, in tre diversi turni, verso una meta che è un libro di storia a cielo aperto. Berlino, nel caso dell’edizione di quest’anno. Questi ragazzi si stanno preparando a quella che non è una gita scolastica come un’altra, un cammino nel quale la voce di chi ha vissuto in prima persona le conseguenze dell’odio è ancora la risorsa più grande.
Al teatro Valli c’è stato il più importante momento preparatorio, quello che ha avuto come protagonista Ernst Grube, sopravvissuto al campo di Terezin vicino a Praga, il cosiddetto ‘campo dei bambini’. Ci arrivò a 12 anni assieme ai fratelli e alla madre, qualche mese prima della Liberazione: era di poco più giovane dei mille ragazzi che al Valli lo hanno ascoltato senza fiatare e che sono la sua speranza. “Ragazzi che non hanno la responsabità del passato, ma che hanno quella del futuro”, ha detto.
Grube venne considerato un ‘mezzo ebreo’: padre tedesco e madre di origine ebraica. Il padre non accettò mai di abbandonare la famiglia, e dopo la deportazione la moglie e i figli, tra cui Ernst, tornarono, ma completamente cambiati. Ha parlato di ferite, ma anche di solidarietà e della forza degli affetti e della memoria.
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