REGGIO EMILIA – Nel 2023 in provincia sono stati attivati più di 113mila nuovi contratti di lavoro. Sembra un dato eccezionale, ma dietro questo numero si nasconde una realtà meno esaltante. I contratti a tempo indeterminato sono stati 15mila, il 13% del totale. Tutto il resto – l’87% delle assunzioni – è il frutto di contratti più o meno precari: tempo determinato (50%), apprendistato (3%), intermittente (8%), somministrato (16%). I contratti di lavoro parasubordinato (7%) sono addirittura sestuplicati.
Il terzo quesito referendario sul lavoro punta proprio a combattere il precariato eliminando alcune norme introdotte nel 2015 sull’utilizzo dei contratti a termine. I promotori dei referendum vogliono impedire il protrarsi dei rapporti a termine fino a 12 mesi quando non ci siano ragioni oggettive.
Il quarto quesito interviene invece nel campo della sicurezza sul lavoro. Anche in questo caso qualche dato aiuta a inquadrare il fenomeno. Nel 2024 in provincia i morti sul lavoro sono stati 8, gli infortuni denunciati quasi 9.300. Oggi, in caso di infortunio in un cantiere o in un servizio in appalto, all’impresa appaltante non è attribuita alcuna responsabilità. E’ una situazione che, secondo i promotori dei referendum, spinge molte aziende, per risparmiare, ad assegnare gli appalti ad imprese prive dei requisiti, scaricando su di loro il tema della sicurezza. Un meccanismo che il referendum punta a superare estendendo la responsabilità all’impresa committente.
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