REGGIO EMILIA – Un osservatore distratto potrebbe pensare che dei referendum in programma l’8 e il 9 giugno non importi granché agli italiani e neppure ai reggiani. Eppure l’anno scorso, a sostegno dei quattro quesiti in materia di lavoro, in provincia furono raccolte più di 100mila firme.
Quali obiettivi si pone questa campagna referendaria? Cominciamo proprio dai primi due quesiti sul lavoro. Il primo chiede l’abrogazione integrale della disciplina sui licenziamenti prevista dal contratto a tutele crescenti, introdotto dal cosiddetto Jobs Act nel 2015. La norma ha cancellato l’obbligo di reintegro, nelle imprese con più di 15 dipendenti, di un lavoratore licenziato ingiustamente. Anche se il giudice dichiara illegittimo il licenziamento, i lavoratori assunti a partire dal 7 marzo 2015 non possono scegliere di rientrare al lavoro. I promotori vogliono dunque contrastare i licenziamenti senza giusta causa.
Il secondo quesito si muove sullo stesso terreno, ma riguarda le piccole imprese. Nelle aziende con meno di 16 dipendenti, un lavoratore licenziato in modo illegittimo può ottenere un risarcimento massimo pari a 6 mensilità. Il quesito chiede di cancellare questo limite, in modo che il giudice del lavoro possa stabilire un risarcimento più elevato, se lo ritiene motivato.
In un prossimo servizio approfondiremo i contenuti degli altri quesiti referendari.
Reggio Emilia referendum 8 e 9 giugno