REGGIO EMILIA – Dieci proposte per unico obiettivo: lo sviluppo dell’Italia. Le ha elencate Cna in una sorta di manifesto rivolto al governo che verrà, chiamato a prestare attenzione alle esigenze di artigiani e piccole imprese.
“Il tema dell’energia, per cercare di uscire da questa dipendenza nei confronti dell’estero – ha affermato Azio Sezzi, direttore generale Cna Reggio Emilia – Il tema della centralità delle piccole imprese nello sviluppo dell’Italia, per fare in modo che gli investimenti ricadano anche su questi soggetti, che troppe volte sono stati tagliati fuori dai grandi finanziamenti”.
Puntare all’autoproduzione di energia, prendendo in considerazione, tra le diverse opportunità, le superfici dei tetti dei capannoni, idonee a trasformarsi in parchi fotovoltaici. Contrastare la mazzata del caro bollette è il punto in cima al decalogo stilato da Cna e rivolto alle forze politiche in corsa alle elezioni. Un insieme di proposte che comprende la semplificazione, il rafforzamento delle infrastrutture, assieme alla tutela delle pensioni e del welfare passando dalla pressione fiscale, dal tenace perseguimento della legalità ma anche da una istruzione e formazione in grado di favorire l’occupazione. “Cercare di evitare questo gap molto forte tra la domanda di lavoro delle nostre imprese e l’offerta di lavoro che si trova sul mercato”, ha aggiunto Sezzi.
Sullo sfondo, alla preoccupazione legata al delicato contesto sia nazionale che internazionale si aggiunge quella connessa ai tempi tecnici che saranno necessari per la formazione del nuovo Governo. L’auspicio è che siano limitati allo stretto necessario, pena un rallentamento che potrebbe coinvolgere anche i progetti legati al Pnrr. “Occorre favorire la loro realizzazione, in modo da garantire l’afflusso di tutti questi finanziamenti, significa portare risorse importanti alle imprese e ai nostri territori”, ha detto ancora Sezzi.
Da Cna, poi, giunge l’invito a stabilizzare lo strumento del Superbonus 110% “che si è rivelato utile, va nella direzione di quella autoproduzione di cui si parlava prima, ma che ha mostrato anche una serie di limiti a cominciare da una componente amministrativa burocratica complessa. E laddove c’è complessità il rischio che siano più difficili i controlli”.
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