REGGIO EMILIA – La seconda uva migliore degli ultimi dieci anni, ma poca. Merito e colpa sono entrambi della siccità estiva: le poche precipitazioni hanno favorito l’eccellenza del prodotto, determinando però al tempo stesso la flessione dei volumi. E’ questa l’estrema sintesi delle caratteristiche della vendemmia 2025. I numeri dell’annata si trovano nell’analisi di Confcooperative Terre d’Emilia presentata nell’incontro congiunto delle cantine sociali reggiane e modenesi, ovvero 13 realtà con 23 stabilimenti.
I macro filoni sono due, qualità e quantità: se il grado zuccherino è, appunto, il secondo più alto dell’ultimo decennio con 17,6 gradi, si registra invece un calo della produzione consistente che inverte la tendenza di risalita del 2024 rispetto al modesto 2023, annata comunque migliore rispetto ai dati di quest’anno. Le cantine sociali reggiane e modenesi, che trasformano il 94% delle uve prodotte nelle due province, hanno infatti registrato un segno meno del 17,2%, con una raccolta che si ferma a 2.349.609 quintali. Dopo la ripresa dello scorso anno, questa volta c’è stato un deciso balzo all’indietro per quasi 500mila quintali, 80mila in meno di due anni fa e 300mila al di sotto della media del decennio. Il calo della produzione ha riguardato sia i Lambruschi, con un meno 11,6%, sia l’Ancellotta, con addirittura un meno 26,2%; in calo anche le uve bianche, con una produzione inferiore del 12,4% sul 2024.
“Ora diventano decisivi i riscontri di mercato – dice Confcooperative – che ci auguriamo possano ridare prospettive a un comparto che negli ultimi tre anni ha scontato prezzi di riparto delle uve tra il 20 e il 30% al di sotto di quelli del 2021”. Confcooperative richiede anche misure congiunturali di sostegno e interventi più strutturali che possano ridare slancio al comparto.
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