REGGIO EMILIA – Dove non è arrivato Fleximan, il “giustiziere” che di notte abbatte gli autovelox, sono arrivati i sigilli messi dalla polizia stradale. La riflessione, paradossale, sorge in seguito allo spegnimento di decine di apparecchi di rilevazione sparsi per l’Italia.
Uno stop, deciso dal tribunale di Cosenza, che è stato colto di buon grado da coloro che riconducono l’esistenza di tali dispositivi alla necessità degli enti locali di far cassa. Una visione distorta secondo l’assessore alla Mobilità, Carlotta Bonvicini, che parla di “strumenti essenziali per assicurare il rispetto dei limiti di velocità”. Secondo Bonvicini, i “tifosi” di Fleximan rappresentano una minoranza, almeno sul nostro territorio: “Quello che ci arriva dalla cittadinanza è una crescente richiesta di installazione di velox, anche perché noi abbiamo diverse strade che vengono utilizzate come bypass agli assi principali e quindi molte richieste ci arrivano da aree extraurbane in campagna”.
Molti automobilisti multati in queste ore si sono rivolti, telefonando oppure presentandosi di persona, al comando della polizia locale con l’intento di informarsi su possibili rimborsi. Rimborsi che, al momento, appaiono tutt’altro che plausibili. Ciò che è certo è che il Comune per giorni sarà privato degli introiti che finora ha percepito dai trasgressori fotografati dai dispositivi ora scollegati. Una quarantina, in media, le infrazioni giornaliere elevate a Masone e Codemondo.
A questo riguardo il sindaco Marco Massari ha dichiarato che “l’amministrazione ha recepito le indicazioni disposte dalla magistratura. I dispositivi pertanto da lunedì 29 luglio non sono in funzione. Naturalmente, seguiamo con attenzione l’evolversi dell’indagine e del procedimento giudiziario, per il quale valuteremo di costituirci parte civile. Nel ribadire la massima fiducia nell’operato degli organi inquirenti, l’amministrazione continua a ritenere quello degli autovelox uno dei sistemi più efficaci per la riduzione del rischio di incidenti su determinate tipologie di strade, come hanno dimostrato quelli installati a Reggio Emilia. Teniamo anche a precisare che non è, allo stato attuale delle indagini, possibile fornire ai cittadini alcuna informazione in merito a eventuali rimborsi di contravvenzioni rilevate dai dispositivi in questione. Occorrerà attendere l’esito dell’iter giudiziario per il quale, comunque, ci riteniamo parte lesa”.
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