BRESCELLO (Reggio Emilia) – La tensione che si respira in aula la dice lunga su come sia avvelenato il processo che ha sul banco degli imputati per diffamazione aggravata a mezzo stampa l’ex sindaco di Brescello Ermes Coffrini, 77 anni, contrapposto al giornalista 61enne Donato Ungaro che si ritiene leso e si è costituito parte civile, come del resto anche l’Ordine regionale dei giornalisti.
Si tratta dell’ennesima querelle giudiziaria fra i due, perché Ungaro – nel 2002 vigile urbano a Brescello e pure corrispondente della Gazzetta di Reggio, venne licenziato dall’amministrazione Coffrini, ma poi la Cassazione molto tempo dopo ha riconosciuto come illegittima quella cacciata. Stavolta la contesa è sugli spettacoli teatrali “Va pensiero” e “Saluti da Brescello” in cui nel primo si parla delle infiltrazioni mafiose in Emilia, mentre il secondo si concentra sulla storia personale di Ungaro.
Coffrini fra il primo marzo e il 17 marzo 2019 indirizzò una serie di mail ad alcune realtà reggiane (la Fondazione I Teatri, la Cgil, Anpi ed Auser, la Casa delle storie-Teatro dell’Orsa) nonché al sindaco di Massa Lombarda. In quelle mail Coffrini diffidava dal mettere in scena gli spettacoli, ritenendoli diffamatori nei suoi confronti, con Ungaro come ispiratore, per poi descriverlo come una persona poco attendibile, evidenziando le palesi falsità con cui è riuscito a costruirsi una carriera da professionista dell’antimafia. A parte qualche eccezione, il tour teatrale andò avanti e Ungaro si è sentito diffamato da quelle parole dell’ex primo cittadino. Tutti presenti, con i rispettivi legali, i protagonisti di questa vicenda e l’aria si è fatta ben presto pesante quando è stata sentita Stella Coffrini, sorella dell’imputato, davanti al giudice Giovanni Ghini.
“Inaccettabile ed offensivo descrivere mio fratello come un ras di paese, con legami stretti con personaggi legati alla ‘ndrangheta. Una marea di falsità che cresceva – rimarca la testimone – e come famiglia eravamo distrutti. Mio fratello, che come avvocato ha passato la vita dalla parte della legge, ha cercato di fermare tutto ciò con quelle mail”.
La sorella di Coffrini in un duro botta e risposta con la pm Maria Rita Pantani ha poi detto altre cose: d’aver letto sul web un’intervista in cui Ungaro disse di aver ispirato i testi scritti dal regista Marco Martinelli e di non aver letto le mail ma di condividere le motivazioni per cui il fratello le scrisse.
Nella prossima udienza di fine gennaio verrà sentito Marcello Coffrini, figlio dell’imputato ed ex sindaco di Brescello ora atteso da un delicato processo per concorso esterno in associazione mafiosa che, però, non c’entra nulla con la vicenda del padre.
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