REGGIO EMILIA – Il proprietario dell’area delle ex Fiere di Reggio, l’imprenditore Giorgio Bosi, ha appreso proprio nel giorno della scadenza del termine per il rogito che il gruppo Max Mara non avrebbe più firmato. E’ arrivata al suo commercialista, l’avvocato Giulio Morandi, comunicazione ufficiale. L’area delle ex Fiere di Reggio, di circa 13 ettari, è dunque tornata nella piena disponibilità della società A. Mor. srl della famiglia Bosi. “Siamo dispiaciuti per come sono andate le cose – afferma la proprietà tramite l’avvocato Morandi – non entriamo nel merito della questione ma quella del polo della moda è una soluzione che da parte nostra è sempre stata favorita rispetto ad altre, perché importante per la città. L’area comunque è in una posizione strategica, vicino alla stazione Mediopadana e al casello autostradale, e abbiamo ricevuto altre proposte di soggetti interessati, opzioni che erano state scartate di fronte a quella del gruppo Max Mara e che ora verranno rivalutate. Sicuramente l’area avrà altri utilizzi in futuro, ricordiamo – conclude Morandi – che i padiglioni delle ex Fiere sono stati anche messi a disposizione dell’Ausl come centro vaccinale durante la pandemia”.
Sul futuro dell’area abbiamo intervistato anche l’assessore alla rigenerazione urbana del Comune di Reggio, Carlo Pasini: “Se ci dovesse essere un nuovo progetto si aprirà un altro iter, questo era stato studiato ad hoc, un piano attuativo di utilità pubblica all’interno del piano urbanistico. La procedura prevede la firma della convenzione entro sei mesi, per noi l’iter resta aperto fino alla scadenza, se la convenzione non verrà firmata poi decadrà”.
Quale invece il futuro dei circa 900 lavoratori che con il polo della moda avrebbero dovuto confluire nell’area? Resteranno dove sono ora, in varie zona della città. Nella nota diffusa da Max Mara si comunica l’intenzione, nonostante il ritiro del progetto, di continuare comunque a investire nelle aziende del gruppo anche sul territorio reggiano. E quei circa 250 posti di lavoro in più che il progetto del polo della Moda avrebbe dovuto creare? ‘Noi sindacati non ne siamo mai venuti a conoscenza – afferma Cristian Sesena, segretario provinciale della Cgil – per noi si trattava di un’operazione a saldo occupazionale zero. Tra l’altro le lavoratrici di Manifatture San Maurizio non avrebbero dovuto spostarsi, la loro vertenza non ha nessun legame con il piano urbanistico approvato il 23 giugno scorso, per questo la decisone di Max Mara ci appare strumentale e davvero incomprensibile’.
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