REGGIO EMILIA – Passano da Perpignan i lavori in corso per la costruzione di un’accademia al Valorugby Emilia. Questa mattina si è svolto un incontro allo stadio “Aimé Giral” della cittadina francese tra Christian Serres, direttore dell’accademia Usap che dal 2003 sforna i migliori talenti transalpini, e il direttore generale del Valorugby, Roberto Manghi. Il rapporto di collaborazione riguarderà in modo particolare la crescita degli atleti dai 16 ai 22 anni, attraverso programmi comuni di lavoro tecnico/atletico, scambio di esperienze a livello europeo che riguarderanno anche gli staff tecnici, oltre ai giocatori.
A Perpignan c’è molto interesse per il progetto Valorugby, che utilizza lo sport come fase propedeutica a una vita lavorativa nelle aziende sostenitrici del club. A Reggio Emilia c’è il forte desiderio di conoscere meglio e prendere spunto da una realtà centenaria protagonista in un sistema rugbistico ampio come quello francese.
Manghi è arrivato in Francia accompagnato dal responsabile del settore giovanile, Enrico Manghi, dal responsabile della logistica, Mauro Caselli. Ad accoglierli, oltre a Serres, la dirigente del liceo punto di riferimento dell’Usap e il presidente della sezione “giovani d’interesse”. C’erano anche i due francesi noti al rugby italiano, molto legati a Reggio, che hanno fatto da apripista alla collaborazione sancita oggi: Florian Cazenave, l’ex capitano “mascherato” dei Diavoli nell’anno della promozione in Top 10 dei rossoneri, oggi capo allenatore dell’under 18 e manager dell’accademia Usap, e Jacques Brunel, ex commissario tecnico della nazionale.
“Per noi c’è tanto da imparare in una realtà come quella di Perpignan, sette volte campione di Francia, in tema di organizzazione. Ma è una via obbligata, anche in considerazione dell’entrata in vigore della Riforma dello Sport che impone ai club e al movimento italiano di entrare di più in una prospettiva più professionale – sottolinea Roberto Manghi – Il modello di crescita dei ragazzi adottato dall’Usap è davvero interessante perché seleziona giocatori a partire dai sedici anni, li forma in un percorso duplice – campo e scuola – ma ogni settimana questi ragazzi tornano al club di provenienza per giocare con la propria squadra. Questo almeno sino a quando non vengono ingaggiati in una rosa professionistica. Questo evita il distacco dei ragazzi dai club e soprattutto non crea illusioni effimere in chi, poi, non ce la fa a raggiungere il vero alto livello”.