BIBBIANO (Reggio Emilia) – Tra le fonti di prova acquisite dalla procura nell’inchiesta sugli affidi in val d’Enza ci sono anche dichiarazioni di Tito Fabbiani, ex vicecomandante della municipale della val d’Enza stessa e ora sotto processo per presunta concussione.
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L’inchiesta sugli affidi è in parte legata a quella sulla municipale della val d’Enza. L’ex comandante del corpo, Cristina Caggiati, licenziata dopo essere stata messa sotto indagine per omessa denuncia per gli episodi di presunta concussione avvenuti al comando, è stata citata dalla procura come teste nel processo che prenderà il via il 30 ottobre con l’udienza preliminare. Nulla di strano. Con riferimento al suo ex ruolo, può fornire informazioni utili. Oltre a notificare atti e documentazione, la municipale funge da sostegno ed eventuale protezione agli operatori nel caso in cui si stiano occupando di situazioni famigliari particolarmente delicate o nel caso debbano eseguire l’allontanamento di un minore. Ma da un documento che la procura ha allegato all’ordinanza di fine indagini emerge un collegamento in particolare tra l’indagine sugli affidi e quella che, nel luglio del 2018, aveva terremotato appunto la municipale della val d’Enza: il collegamento è Tito Fabbiani, ex vice di Caggiati e ora sotto processo, considerato il principale artefice di quello che sarebbe avvenuto al comando, ribattezzato “casa Fabbiani”.
C’è un verbale di interrogatorio che risale al primo ottobre del 2018, succesivo quindi alla misura cautelare a carico di Fabbiani: dichiarazioni che il sostituto procuratore Valentina Salvi, titolare di entrambe le inchieste, ha inserito nelle fonti di prova acquisite nell’indagine sugli affidi. Fabbiani racconta di episodi saputi da Caggiati, la quale aveva anche il ruolo di responsabile dell’Anticorruzione dell’Unione val d’Enza. Riferisce della segnalazione, da parte di Caggiati, di una situazione che definisce “anomala” accaduta a San Polo, dove un referente dei servizi sociali poi dimessosi avrebbe elargito fondi per il sociale senza seguire la corretta procedura amministrativa, e che a fine 2017 i carabinieri avevano sequestrato una serie di documenti presso la sede dei servizi sociali di San Polo. Questo dirigente citato non risulta sia stato mai indagato. Fabbiani dice anche di aver notato, negli ultimi 3 anni, molte richieste in più di accompagnamento degli agenti da parte degli operatori sociali i quali, conclude, ‘temevano per la propria incolumità’ nel caso di allontanamenti di minori.
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