REGGIO EMILIA – Giugno 2015: la giunta Vecchi, in carica da un anno, approva una delibera che riporta a terreno agricolo un milione e 350mila metri quadrati di aree edificabili. Così l’ex sindaco allora: “E’ un’operazione pilota. Da Reggio arriva un messaggio chiaro: si può fare, si può anche tornare indietro rispetto a certi eccessi del passato”.
E’ la prima di una serie di misure definite in gergo “varianti in riduzione”: tra il 2015 e il 2020 vengono cancellati 2 milioni e 400mila metri quadrati di aree urbanizzabili, pari a circa 3.500 appartamenti. L’allora assessore alla Rigenerazione urbana, Alex Pratissoli: “Gli ambiti principali nel quale si prevede questo stralcio sono Mancasale, l’ambito residenziale di Pratofontana e Fogliano e l’ambito di trasformazione di Codemondo”. In seguito, con il Piano Urbanistico Generale approvato nel 2023, l’amministrazione comunale andò oltre. Cancellò tutte le previsioni di espansione fuori dal territorio urbanizzato: altri 5 milioni di metri quadrati, corrispondenti a 3.800 alloggi.
Nella storia della città, il territorio urbanizzato era passato dal 4,6% del 1936 al 17% del 2001, dal 18,8% del 2007 al 20,7% del 2011. Ora, si diceva stop a una visione che aveva identificato lo sviluppo con il consumo di suolo. Con il Prg del 1984 erano stati realizzati 79 comparti residenziali, con quello del 2001 addirittura 91. Nell’arco di 10 anni, l’amministrazione Vecchi cancellò 7 milioni e 400mila metri quadrati di aree edificabili e non approvò un solo piano urbanistico residenziale. Ma presto si sarebbe visto che la svolta verde era piena di ostacoli. (6/continua)
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