REGGIO EMILIA – La sensibilità dei reggiani per i temi ambientali è molto cresciuta rispetto al passato. Uno degli indicatori di questo cambiamento è costituito dalle mobilitazioni contro singoli interventi edilizi, mobilitazioni che coinvolgono spesso centinaia di persone.
Negli ultimi anni abbiamo vissuto le proteste contro il piano urbanistico per l’area compresa tra via Francia, via Inghilterra, via Unione Sovietica e via Fratelli Rosselli, non ancora realizzato, contro un intervento analogo a Baragalla, contro il nuovo supermercato Conad di via Luxemburg e ora contro il piano di riqualificazione dell’area dell’ex casa di riposo a Ospizio. Una forte opposizione suscitò anche la possibile costruzione di 25 villette in via Piaggia, nella zona del Quinzio, scongiurata con il trasferimento dei diritti edificatori della società proprietaria dell’area.
Queste mobilitazioni, a cui oggi abbiamo fatto l’abitudine, sono in realtà un fenomeno relativamente recente. La vertiginosa crescita urbanistica degli anni Novanta e della prima metà del decennio successivo avvenne senza proteste di sorta, salvo l’opposizione di qualche associazione ecologista, come Legambiente e il Gabbiano. All’epoca si manifestava magari contro Rete 2 o contro l’ipotesi di tracciato di una tangenziale, mai contro un intervento residenziale o un supermercato. Il Prg dell’84, quello dell’espansione, fu approvato all’unanimità, con l’astensione del Msi. Quello del 2001 fu votato anche da un pezzo di opposizione. E tra quelli che non lo votarono, alcuni non lo fecero certo perchè lo giudicavano troppo espansivo.
La città cresceva a vista d’occhio e lo stesso accadeva in diversi centri della provincia, ma sembrava che nessuno avesse niente da ridire. Gli interessi di chi possedeva terreni agricoli e ne chiedeva l’edificabilità, delle società immobiliari e delle imprese di costruzioni, delle agenzie immobiliari e degli enti locali si saldarono in un tacito accordo. Quella stagione ha lasciato una eredità che è giunta fino a noi. Ma prima di arrivare al presente, bisogna ripercorrere una storia che comincia più di venti anni fa. (1/continua)
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