REGGIO EMILIA – A volte le scelte della politica in materia urbanistica devono fare i conti con le decisioni della giustizia amministrativa. Indirizzi programmatici che, almeno nelle intenzioni, guardano all’interesse generale, si scontrano con gli interessi e i diritti dei singoli. Giusto due anni fa, il 4 agosto 2022, nel nostro telegiornale vi avevamo raccontato la vicenda di un’area alle porte della città. Un’area su cui era in corso un braccio di ferro tra la proprietà e il Comune di Reggio.
Ci troviamo a Canali, all’incrocio tra via Tassoni e via Tolstoj, nei pressi della scuola dell’infanzia Freire. Qui, in un quadrilatero di circa 17mila metri quadrati, la società Nuove Residenze aveva in progetto di realizzare 32 appartamenti e due negozi, per una superficie edificatoria complessiva di 4.300 metri quadrati.
Le politiche urbanistiche della Giunta di allora, impegnata a fermare il consumo di suolo agricolo e i nuovi insediamenti residenziali e commerciali, avevano cambiato il destino dell’area: siccome la società proprietaria non aveva approvato il piano urbanistico entro 5 anni, i diritti edificatori erano stati cancellati.
Chi passa oggi da via Tassoni, si rende conto subito di chi ha vinto quel braccio di ferro. Un cartello avverte dell’apertura del cantiere. La presenza delle ruspe indica che i lavori di urbanizzazione dell’area sono iniziati. Grossi cumuli di terra fanno capire che fra non molto in quell’area sorgeranno i 32 appartamenti e i due negozi che la società titolare dell’intervento voleva costruire. Anche se la proprietà, quando firmò con il Comune l’accordo di pianificazione, accettò la decadenza dei diritti edificatori se non avesse approvato il piano entro 5 anni, la giustizia amministrativa ha accolto il ricorso e ha dato torto all’amministrazione comunale.
Le sentenze confermano quanto sia difficile mettere in discussione i diritti acquisiti. Ma chi pensa che la cementificazione del territorio debba essere contrastata, può consolarsi con il fatto che in questi anni, prima con le varianti al Piano strutturale comunale e poi con l’adozione del Piano urbanistico generale, l’amministrazione ha cancellato 8 milioni di metri quadrati di aree urbanizzabili, riportandole a terreno agricolo.
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