REGGIO EMILIA – Il bando c’è ed uscirà a giorni, ma non sembra che Upim abbia intenzione di partecipare. Eppure, la gara pubblica che il Comune (proprietario dell’immobile che un tempo ospitava la Standa) bandirà a breve per affittare i locali va incontro alla richiesta di ridurre il canone d’affitto.
Ripercorriamo questa vicenda, che si è sviluppata nel corso degli ultimi sei mesi ed è arrivata al punto in cui le procedure di licenziamento dei sei addetti del punto vendita sono già state avviate e l’intensione dell’azienda è quella di chiudere entro domani. Tutto è iniziato quando la società Oviesse Spa, per conto del marchio Upim, ha deciso a marzo 2019 di dare disdetta dell’affitto. Negli ultimi sei mesi – ha spiegato l’assessore al Commercio, Maria Francesca Sidoli – l’amministrazione ha fatto proposte alla società, ma per poter andare incontro alla richiesta di una così sensibile riduzione del canone la sola cosa possibile era rimettere a gara l’immobile.
“Al momento attuale – le sue parole – non siamo nelle condizioni né giuridiche né economiche (in quanto non rientriamo nell’ambito della trattativa privata) di poter abbassare il canone d’affitto di quanto richiesto dalla società, ovvero del 50%, a fronte di un immobile di 900 metri quadrati per il piano terra e di 1000 per quello interrato”.
Per andare incontro alle esigenze di Oviesse Spa senza creare handicap per le entrate pubbliche e secondo il codice degli appalti, l’amministrazione ha pronto un bando ma al vaglio ci sono due ipotesi: “Si potrà concorrere a gara sia mettendo ad attività entrambi i due piani – ha spiegato la Sidoli – oppure solo il primo, che è quello più appetibile a livello commerciale, e lasciando che sia l’amministrazione a gestire quello internato”.
Come l’amministrazione potrebbe utilizzare il piano interrato, nel caso della seconda ipotesi, per ora non è dato sapere. Se, come annunciato, l’intenzione di Upim è quella di chiudere il negozio di via Emilia in queste ore, si tratterebbe di un colpo per il centro: “Il dato che fa riflettere – ha chiosato la Sidoli – è la mutazione socioeconomica degli ultimi anni anche nel nostro esagono. Oggi anche le grosse catene, le grosse attività commerciali, possono trovarsi in difficoltà”.
I dati aggiornati a settembre di chiusure e aperture raccontano di un centro in cui l’alimentare tiene, mentre il commercio è appena più in sofferenza.
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