REGGIO EMILIA – Il tormentone va avanti da decenni: invaso sì, invaso no. Sta di fatto che la Regione sta esaminando lo studio commissionato all’Autorità di bacino del fiume Po, che fa riferimento al ministero dell’Ambiente. Un dossier che fotografa l’attuale situazione della Val d’Enza, dei problemi legati alla carenza idrica anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto.
Uno studio tecnico-scientifico realizzato in collaborazione con le università di Bologna e Parma. “Uno studio approfondito che, bypassando i desiderata di parte, si fonda sulla fotografia attuale della valle alla luce dei mutamenti climatici e sulle potenziali crisi previste in scenari di ulteriore possibile peggioramento dei fenomeni – le parole del segretario dell’Autorità di bacino del Po, Meuccio Berselli – Il tutto, naturalmente, inserito in una dimensione di rispetto delle normative comunitarie che mettono vincoli e limiti molto chiari ai possibili impatti, ma che considerano tra le altre priorità lo squilibrio di domanda e fabbisogno della risorsa idrica in una determinata area”.
Berselli ha quindi aggiunto: “Le azioni dello studio sono molto chiare e non possono essere scomposte una dall’altra: risparmio idrico, razionalizzazione degli usi, utilizzo dei laghi esistenti tipo Balano e Verde, realizzazione delle traverse sostenibili a Cerezzola e Currada e, infine, per compensare il deficit restante, la realizzazione di un invaso che, dato il fabbisogno emerso dal tavolo tecnico di 59 milioni di metri cubi, si aggirerebbe attorno ai 30 milioni di mc. La scienza idraulica ci dice anche chiaramente che ogni azione presa singolarmente non raggiungerebbe l’obiettivo, ma che l’insieme delle azioni non solo risolverebbe le criticità di reperimento dell’acqua per le colture tipiche nell’anno siccitoso, ma comporterebbe anche un decisivo beneficio all’habitat e all’ambiente perché dove c’è acqua c’è vita”.
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