BOLOGNA – Numeri positivi, ma che risentono delle conseguenze della guerra in Ucraina, a partire da un’inflazione superiore all’8 per cento. Il 2022 per l’industria manifatturiera si è chiuso con il segno più per quanto riguarda la produzione e con l’Emilia Romagna sempre a fare da traino in ambito nazionale. Lo scenario però è pieno di incognite, prelude ad una frenata nel 2023 anche se fa ben sperare la ripartenza dei mercati internazionali. Una situazione che emerge dall’indagine congiunturale realizzata da Unioncamere emilia Romagna, Confindustria Emila Romagna e intesa Sanpaolo. Il clima di fiducia degli imprenditori sulla prima parte del 2023 migliora, come testimonia un sondaggio di Confindustria con una produzione in crescita secondo il 35% di imprenditori intervistati e ordini totali in aumento secondo il 36% Nell’anno in corso però il pil regionale dovrebbe tramutarsi in un +0,6%/+0,8%. I numeri che descrivono l’andamento dell’economia dell’Emilia-Romagna nel 2022 sono ancora positivi, ma con un sensibile rallentamento nella seconda parte dell’anno e nell’ultimo trimestre. L’anno di uscita dalla pandemia è stato quello dell’avvio del conflitto in Ucraina, degli effetti negativi a cascata e delle diverse criticità collegate: dalle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e i conseguenti aumenti dei prezzi, ai costi dell’energia, all’adozione di politiche monetarie restrittive a livello mondiale per frenare l’inflazione. È proprio il fattore inflazione la costante negativa del 2022 (in cui in media è stata dell’8,4 per cento in Emilia-Romagna) che apre uno scenario pieno di incognite e prelude a una frenata nel 2023. I dati dell’indagine congiunturale relativa al quarto trimestre 2022 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo dimostrano che, grazie alla crescita della prima metà dell’anno, il 2022 è stato ancora positivo nei numeri, a cominciare dalla produzione, che registra un aumento del 5,8%. La pressione inflazionistica ha condotto a un incremento più sostenuto del fatturato (+9 per cento), con una dinamica superiore per il mercato interno e solo lievemente inferiore su quelli esteri (+8,7 per cento). Il progressivo rallentamento dell’attività industriale ha limitato l’andamento degli ordini (+6% per cento), sostenuto in maggior misura componente estera (+6,2 per cento). Tutti i settori presi in esame dall’indagine hanno realizzato un incremento dell’attività rispetto al 2021, anche se di diversa intensità. Grazie alla maggiore capacità di tenuta nel 2020 e nel 2021 e a un apprezzabile incremento nel 2022 (+7,8 per cento), l’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto ha sopravanzato nettamente il livello di attività del 2018 (+10,7 per cento), ottenendo il migliore recupero dalla recessione precedente la pandemia tra i settori in esame, cosa che rafforza il ruolo di questo aggregato al centro del sistema industriale regionale. Al contrario, le industrie della moda hanno realizzato un più sostanzioso aumento della produzione (+8,3 per cento) nel 2022, anche se dopo il crollo subito nel 2020 il livello dell’attività attuale dell’attività è risultato ancora lontanissimo da quello del 2018 (-8,9 per cento). La produzione dell’industria del legno e del mobile ha avuto una ripresa più contenuta nel 2022 (+6,1 per cento). L’industria della metallurgia e delle lavorazioni metalliche ha fatto registrare un incremento della produzione nella media dell’industria regionale nel 2022 (+5,5 per cento). L’eterogeneo gruppo delle “altre industrie” (che comprende le industrie della chimica, farmaceutica, plastica e gomma e quelle della trasformazione dei minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro) ha chiuso con un risultato produttivo inferiore a quello medio regionale (+3,3 per cento). L’industria alimentare ha ottenuto l’aumento della produzione più contenuto (+3,0 per cento). Il recupero dell’attività produttiva ha interessato tutte le classi dimensionali di impresa ma con una marcata correlazione tra grandezza e andamento congiunturale. Le imprese minori sono riuscite a ottenere un incremento della produzione del 3,4 per cento nel 2022, con una scarsa capacità di trasferire sui prezzi l’aumento dei costi dei fattori di produzione. La produzione delle piccole imprese ha segnato un aumento più rapido (+5,2 per cento), ma sono state le imprese medio-grandi a ottenere il più ampio incremento (+7,1 per cento) e a mostrare la maggiore capacità di fare prezzo sul mercato. Sulla base dei dati del Registro delle imprese, quelle attive dell’industria in senso stretto a fine anno risultavano 42.523 (pari all’10,7 per cento delle imprese attive della regione). Rispetto all’anno precedente si contano 817 imprese in meno (-2,4 per cento). La flessione ha interessato tutte le forme giuridiche. Anche le società di capitale hanno chiuso l’anno con un lieve segno rosso (-0,1 per cento, -23 unità). Più marcata la flessione delle ditte individuali (-575 unità, -3,4 per cento).
Unioncamere, nel 2022 Emilia Romagna in crescita del 4%
8 marzo 2023
La nostra resta una regione a forte vocazione manifatturiera. Intesa Sanpaolo: In Emilia-Romagna prestiti alle imprese ancora in crescita, tengono in particolare i prestiti all’industria, lieve deflusso dai depositi delle imprese
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