REGGIO EMILIA – Al centro Magaluzzi il tradizionale incontro di fine anno di Unindustria Reggio Emilia, intitolato “2023 L’Italia in un mondo che cambia”. L’incontro è iniziato con la cerimonia di premiazione della sedicesima edizione del Premio Italiano Meccatronica, organizzato da Unindustria Reggio Emilia, in collaborazione con Il Sole 24Ore-Nòva e il supporto di Community Group. Ad aggiudicarsi il premio di 5mila euro è stato Andrea Pupa, dottorando al dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria di Unimore.
Il Comitato Scientifico ha scelto Pupa – premiato dalla presidente di Unindustria Roberta Anceschi e dal presidente del gruppo Meccatronico Alberto Rocchi – con questa motivazione: “La ricerca, sviluppata nell’ambito del progetto europeo Rossini sulla Human Robot Collaboration ha un elevato valore di innovazione scientifica ed è allo stesso tempo molto rilevante per le aziende del settore meccatronico. Consente infatti di migliorare le prestazioni della robotica collaborativa senza compromettere la sicurezza delle persone sul posto di lavoro. Il progetto – da titolo Architettura di controllo sicura ed efficiente per manipolatori mobili collaborativi in ambienti industriali complessi” – è stato validato sperimentalmente e in collaborazione con le aziende IMA e Datalogic”.
La Giuria ha inoltre assegnato una menzione speciale a Daniele Bertoloni per il progetto dal titolo “Progettazione e sviluppo di un esoscheletro per la riabilitazione attiva della mano”, sviluppato nel corso di laurea magistrale conseguita all’Università di Brescia. Il lavoro è stato realizzato in collaborazione con Metal Work, azienda specializzata nella produzione di componenti pneumatici per sistemi di automazione, e ha portato alla progettazione di un esoscheletro, cioè una struttura indossabile, pensato per la riabilitazione della mano in pazienti con difficoltà di manipolazione conseguenti a lesioni cerebrali.
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L’intervento della presidente Roberta Anceschi
Autorità, Signore e Signori, care Colleghe e cari Colleghi, benvenuti all’incontro di fine anno di Unindustria Reggio Emilia. Un saluto particolare lo rivolgo ai nostri relatori: Vincenzo Colla, Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione della Regione Emilia-Romagna, Alessandra Lanza, Senior partner Prometeia e Luca Paolazzi, Direttore scientifico Fondazione Nord Est. Con loro saluto il Presidente del Gruppo Meccatronico di Unindustria Reggio Emilia, Alberto Rocchi, e i finalisti del Premio Italiano Meccatronica 2022.Infine, un ringraziamento particolare ad Andrea Cabrini, che da anni ci accompagna nei nostri appuntamenti più importanti.
Ancora una volta dodici mesi delle nostre vite sono volati e ci troviamo nuovamente insieme per celebrare un rito di speranza rivolto all’anno che verrà.
Il Censis, nel suo rapporto annuale sulla società italiana, ha fotografato con efficacia il difficile momento che stiamo vivendo.
Evidenzia, infatti, che alle vulnerabilità economiche e sociali strutturali, di lungo periodo, si sono aggiunti gli effetti deleteri delle quattro crisi dell’ultimo triennio: la pandemia perdurante, la guerra in Ucraina, l’alta inflazione e la morsa energetica.
Tutto ciò ha esposto la società italiana alla paura di essere esposta a rischi globali incontrollabili.
Da questo quadro, profondamente mutato rispetto al recente passato, emerge una rinnovata domanda di prospettive certe di benessere e si levano autentiche istanze di equità sociale, che non sono più liquidabili come aspettative irrealistiche fomentate da qualche leader politico demagogico.
Secondo il Censis, la quasi totalità degli italiani – il 92,7% – è convinta che l’accelerata dell’inflazione durerà a lungo e che bisogna pensare subito a come difendersi.
Il 76,4% è convinto che non potrà contare su aumenti significativi delle entrate familiari nel prossimo anno.
Il 69,3% teme che nei prossimi mesi il proprio tenore di vita si abbasserà e questa percentuale sale al 79,3% tra le persone che già detengono redditi bassi.
Il 64,4%, infine, sta ricorrendo ai risparmi per fronteggiare l’inflazione.
Di fronte a tutto ciò i latini avrebbero affermato, a ragione, che “mala tempora currunt”.
Imprese e cittadini sono ben consapevoli di tale stato di cose perché anche in Italia, come nel resto del mondo, l’inflazione è in aumento e questo riduce il potere d’acquisto delle famiglie, frenando i consumi.
Il diffuso rialzo dei tassi di interesse, per combattere l’inflazione, rallenta a sua volta gli investimenti.
Infine, questo effetto negativo sulla domanda frena l’attività produttiva.
In Italia – come sappiamo – la dinamica dei prezzi al consumo è salita rapidamente nel 2022, arrivando al +11,8% annuo a ottobre, su valori che non si registravano dai lontani anni Ottanta.
L’impennata dei prezzi energetici al consumo – che regista +71,1% annuo – è responsabile di circa metà di tale aumento.
Nella media del 2022 l’inflazione si è attesta al +8%.
Per il prossimo anno è attesa una sua parziale riduzione, ma su valori ancora doppi rispetto all’obiettivo della Banca Centrale.
In uno scenario come questo la finanziaria varata dal Governo Meloni fatica a intercettare le priorità indicate da Confindustria, come ha ben evidenziato il Presidente Carlo Bonomi nei suoi recenti interventi
Gli industriali reggiani condividono il suo giudizio su una legge di bilancio che possiamo definire “a tempo”.
Il Governo, infatti, ha concentrato due terzi degli interventi sul caro-energia, ma lo ha fatto solo fino al 31 marzo.
Cosa succederà dopo?
Se a oggi la legge di bilancio è giustamente prudente sui saldi, la domanda è: al primo aprile cosa accadrà?
La risposta a questo quesito non esiste e dunque non a caso sulla manovra pendono tre incognite.
La prima, come già detto, è il tempo, ovvero la sua durata a cui nessuno pare abbia pensato.
La seconda è la politica: è evidente che sono state prese decisioni per accontentare le diverse anime della maggioranza, ma tutto ciò – di fatto – è stato anteposto alle vere urgenze del Paese e delle imprese.
La terza, infine, è la mancanza di visione, tanto sulla lotta alla povertà, quanto su occupabilità e produttività.
In un contesto come questo acquista un particolare significato la rinnovata proposta di Confindustria che auspica e chiede alla e parti sociali e al Governo un Patto per l’Italia.
Oggi, infatti, è più che mai indispensabile sedersi al tavolo insieme e ragionare.
L’auspicio è che il presidente del Consiglio confermi la sua fiducia nel ruolo dei corpi intermedi e stimoli al più presto un confronto approfondito fra le parti.
Venendo ora alla realtà locale è opportuno richiamare l’indagine congiunturale – relativa al terzo trimestre 2022 – realizzata dall’Ufficio Studi di Unindustria Reggio Emilia.
Ciò che emerge, come primo dato rilevante, è un quadro di flessione dei livelli produttivi dell’industria locale.
Anche le nostre imprese hanno scontato gli effetti dell’aumento dei costi energetici e della forte incertezza generata dall’aggressione russa all’Ucraina.
Sotto il profilo della produzione, si registra una debole crescita pari a un +1,4% rispetto ai livelli rilevati nello stesso periodo del 2021.
La dinamica del portafoglio ordini risulta in flessione per la prima volta da due anni.
Le imprese reggiane hanno sofferto sia il rallentamento della componente interna della domanda, sia quello della componente estera, seppure quest’ultimo in modo meno accentuato.
Ancora relativamente positiva, invece, l’occupazione che nel terzo trimestre 2022, a livello provinciale, è leggermente cresciuta registrando un +1,4%
Possiamo affermare che il rallentamento globale e il forte aumento dell’incertezza hanno già determinato un sensibile raffreddamento del clima di fiducia delle imprese che fino all’estate era ancora cautamente ottimistico.
Ci preoccupa il fatto che gli sviluppi della guerra, l’emergenza energetica e la disponibilità dei fattori di produzione, le cui quotazioni restano molto più elevate di quelle pre-pandemia, abbassano sensibilmente le prospettive di crescita.
Non è dunque un caso se gli “Scenari per le economie locali” – realizzati da Prometeia – evidenziano una contrazione del prodotto interno lordo reggiano, che a fine anno dovrebbe segnare +2,8% rispetto al 2021, un valore inferiore sia al tasso di crescita medio nazionale – +3,3% – che a quello regionale pari a +3,6%.
In una tale prospettiva, è confortante la recente notizia che il nostro Capoluogo ha scalato ben sei posizioni nella classifica nazionale sulla qualità della vita de Il Sole 24 Ore, collocandosi alla 13° posizione in Italia.
Alla luce di tutto ciò credo di poter affermare che in questo difficile 2022 il nostro sistema locale debba confermare due precisi convincimenti
Il primo è che per Reggio Emilia l’innovazione è e rimane la prima e più grande opportunità.
Il secondo è che gli industriali hanno ben compreso che l’innovazione è una partita che non si gioca da soli.
Due consapevolezze che convergono nell’indicare la necessità di un impegno straordinario volto a ridefinire il posizionamento competitivo del nostro sistema locale nel mondo.
Ciò significa, innanzi tutto, portare a compimento i diversi progetti territoriali già avviati.
In tale prospettiva voglio evidenziare che il Digital District deve diventare, a pieno titolo e ufficialmente, un’iniziativa territoriale di sistema, capace sia di supportare il futuro sviluppo locale, sia di concorrere a ridefinire il ruolo e la funzione di Reggio Emilia all’interno dell’area Medio Padana.
Un obiettivo che rimanda non solo alla formalizzazione delle diverse partnership istituzionali, ma anche alla definizione delle più opportune e partecipate forme di governance, coerenti sia con gli obiettivi territoriali del Digital District, sia con la necessità e la volontà di sostenerne l’investimento nel lungo periodo.
Allo stesso modo è indispensabile aggiornare il ruolo e la funzione sia della Fondazione Reggio Emilia Innovazione, sia del Parco Innovazione e, più in generale, della rigenerazione dell’area delle ex Officine Reggiane.
Queste ultime devono diventare un grande progetto –condiviso formalmente dall’insieme degli attori locali – fondato sull’intreccio tra funzioni diverse, ma coerenti e complementari tra loro.
Mi riferisco al Tecnopolo, ovvero ai nuovi insediamenti di imprese, di funzioni di Ricerca & Sviluppo e di incubazione di startup.
Penso al Capannone 17, al Quarto Polo Universitario di Unimore, dedicato al digitale, e agli indispensabili insediamenti residenziali per studenti, docenti, tecnici e per le loro famiglie.
Le ex Officine Reggiane devono diventare anche luogo d’insediamento di imprese culturali ad alto contenuto di creatività.
In tale prospettiva l’attrazione di persone, imprese, conoscenze e competenze, rappresenta, insieme allo sviluppo di ancora più evolute attività terziarie, una priorità che deve entrare stabilmente nell’agenda dell’Amministrazione reggiana, così come degli altri attori locali.
L’obiettivo è la predisposizione di una strategia di attrazione fondata sia sulla leadership nella manifattura evoluta, sia sulla presenza di servizi alla persona di classe europea, sia, infine, sull’esistenza di condizioni favorevoli allo sviluppo di un’economia fondata sulla conoscenza, sulla creatività e sull’intrattenimento.
Alla luce delle profonde discontinuità in essere, Unindustria Reggio Emilia è impegnata in un profondo aggiornamento della propria strategia che, attraverso il Piano operativo 2023 approvato nei giorni scorsi, si caratterizza su tre precise direttrici.
La prima è il consolidamento delle iniziative locali che abbiamo concorso ad avviare nel passato quadriennio.
La seconda è la rifocalizzazione sulle imprese: da quelle piccole e medie alle multinazionali tascabili.
La terza, infine, è la predisposizione di soluzioni di sistema volte a collegare con maggior efficacia le esternalità locali, come l’Università, il Tecnopolo, e il Digital District, alle imprese della manifattura.
Mi rivolgo in particolare all’Assessore Colla per evidenziare quanto sia oggi preziosa l’attenzione della Regione Emilia-Romagna nei confronti delle iniziative avviate localmente.
Iniziative che ci auguriamo rientrino a pieno titolo nel novero delle attività sostenute dagli indispensabili contributi regionali in assenza dei quali tempi e modi di realizzazione subirebbero un ritardo incompatibile con la velocità di un mondo che cambia.
Autorità, Signore e Signori, care Colleghe e cari Colleghi, nonostante le criticità richiamate l’industria italiana ha confermato in questi mesi, una volta di più, la sua eccellenza internazionale. I motivi di questa straordinaria performance sono molteplici. Ha saputo modificarsi nel corso degli ultimi anni. Ha un’economia dei distretti che le consente flessibilità rispetto alle crisi delle forniture e all’andamento altalenante dei mercati internazionali.
È un tessuto formato da piccole e medie imprese che in alcuni casi possono anche presentare problemi di dimensioni per sostenere un mercato ormai globale, ma più spesso, invece, si concentrano su segmenti specifici che rappresentano delle eccellenze.
Da tempo Marco Fortis di Fondazione Edison ha individuato i magnifici sette del made in Italy.
Sono la moda, i mobili e building materials, gli alimentari e vini, la metallurgia, i macchinari e apparecchi meccanici, la nautica e altri mezzi di trasporto, la farmaceutica e cosmetica.
Chiunque conosca l’industria reggiana e le sue formidabili filiere comprende immediatamente quanto le produzioni locali siano ampiamente rappresentate tra le sette eccellenze appena richiamate.
Nell’aprire questo momento di confronto faccio mie le parole di uno tra i più grandi imprenditori italiani, Michele Ferrero, che soleva ripetere: “Trascorro la domenica pensando a quello che farò al lunedì”.
Nessuna immagine meglio di questa ci racconta cosa voglia dire essere imprenditori.
Nessuna frase meglio di questa può spiegare ai reggiani che la speranza in un futuro migliore è non solo un sentimento giusto, ma anche una prospettiva possibile.
Tanti auguri a tutti.
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