REGGIO EMILIA – Sono una ventina i docenti e i ricercatori di Unimore ad avere aderito finora all’appello per il cessate il fuoco in Medio Oriente. Le firme hanno superato per il momento quota 3mila tra personale degli atenei italiani e anche accademici che lavorano per università straniere. La lettera è indirizzata al ministro degli Esteri Tajani, alla ministra dell’Università Bernini, alla conferenza dei rettori e anche ai singoli atenei: proprio agli atenei viene chiesto di “procedere con l’interruzione immediata delle collaborazione in essere con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario”.
Tra i firmatari della nostra università, la maggior parte opera nel dipartimento di Studi linguistici, ma diverse adesioni arrivano anche da quello di Educazione e Scienze umane. Ma qual è la posizione dell’ateneo in proposito? “Ne ho parlato nei giorni scorsi con il rettore, che non ha preso in merito una posizione specifica, noi abbiamo delle collaborazioni, abbiamo dei protocolli e delle attività di ricerca da parte di alcuni colleghi e tutto questo va avanti”, dice il professor Alessandro Capra, delegato all’internazionalizzazione di Unimore.
Il prof. Capra si trova in questi giorni in Giappone per partecipare a una missione istituzionale guidata dalla Regione. A fine settembre lo stesso docente aveva fatto parte delle delegazione reggiana impegnata in scambi socio-culturali in Palestina. Quale reazione ha avuto nel vedere sui media poco dopo essere rientrato in Italia quanto stava avvenendo in quei luoghi? “Ovviamente, uno non si aspetta mai fatti così tragici; tuttavia, la sensazione che avevamo avuto è che la situazione fosse difficilmente sostenibile”.
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