REGGIO EMILIA – Nuovi guai in Ungheria per la famiglia Pini, gli industriali valtellinesi in lizza per l’acquisizione di Ferrarini. Secondo quanto riportato dai mezzi d’informazione magiari, l’ufficio del procuratore generale della contea di Bács-Kiskun, nel sud del Paese, ha chiesto la custodia in carcere per Piero Pini e il figlio Marcello, accusati insieme a un centinaio di altre persone di frode fiscale, riciclaggio e corruzione. In Ungheria i Pini sono proprietari di Hungary Meat, grossa azienda che macella un milione e mezzo di suini all’anno.
Dall’aprile 2018 l’azienda della famiglia Pini è al centro di un’indagine della Divisione Criminale della Nav, l’autorità fiscale ungherese, svolta in collaborazione con istituzioni internazionali come Europol e Eurojust. Secondo quanto scrive la stampa locale, Budapest accusa i Pini di una frode da oltre 6 miliardi di fiorini ungheresi, pari a 17 milioni di euro, attraverso un giro di fatture false e l’evasione dei contributi previdenziali ai dipendenti. Una parte del denaro, per la magistratura ungherese, sarebbe stata riciclata, prima trasferendo i fondi sui conti di una società cipriota, poi da qui in Spagna.
Questa indagine aveva già portato nel marzo 2019 all’arresto di Piero Pini, scarcerato solo all’inizio di dicembre. Pochi giorni dopo il rilascio del padre, era finito in carcere il figlio Marcello, direttore delle vendite del gruppo. I due imprenditori si sono dichiarati estranei alle accuse. Attualmente sono in attesa di processo, nel caso di Piero Pini sotto sorveglianza penale. Una vicenda analoga coinvolge la famiglia in Polonia, dove il patron del gruppo è accusato di evasione fiscale per 42 milioni di euro.
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