REGGIO EMILIA – Troppi detenuti e pochi agenti. In tempo di Coronavirus si accentuano ed esplodono le croniche difficoltà in cui versa il carcere in via Settembrini.
Dopo i disordini nelle settimane scorse per la protesta dei detenuti che chiedevano i tamponi, ora si alza quella degli agenti che annunciano lo stato di agitazione. Sindacati uniti per la prima volta in una denuncia che chiama in causa anche l’organizzazione interna. Nonostante la carenza numerica della polizia penitenziaria – sono 160 agenti e ne servirebbero almeno altri 45 per gestire sezioni delicate e pericolose – adesso verrebbe aggiunta anche una 13ª sezione per le detenute comuni.
I sindacati parlano di personale allo stremo: “Allo stato attuale, nella struttura ci sono 430 detenuti suddivisi in 12 sezioni – spiega Giovanni Morana, segretario provinciale del Sinappe – tra queste una dedicata ai detenuti transgender di difficile gestione e un reparto denominato ‘Antares’ al cui interno troviamo i detenuti ex art 32 in isolamento e di elevata pericolosità, oltre a un reparto Covid per i sintomatici. Nonostante l’impegno e i sacrifici profusi, ora ci viene chiesto di aggiungere un altro reparto per le detenute, con un aggravio di lavoro sul personale che è allo stremo con turni di 8 ore invece di 6 giornaliere, soppressione dei riposi e costretti a coprire turni notturni oltre alle cinque notti mensili”.
Intanto, proprio a Reggio Emilia, prima città in regione, sono iniziati i test sierologici agli agenti di polizia penitenziaria: una settantina quelli fatti, risultati tutti negativi.
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