REGGIO EMILIA – Così bello da non piacere a nessuno ed essere dimenticato. Palazzo Tirelli, in via Gabbi, storica sede del Circolo del Casino, dal 1860 salotto della nobiltà prima e dell’imprenditoria e della borghesia reggiana poi, teatro di mille eventi di gala, compreso il ballo delle debuttanti, è sul mercato. Un mercato che però non c’è. Non oggi quantomeno. Ecco perché il palazzo rischia di passare di mano, con i suoi arredi e le sue opere d’arte, compresi gli affreschi e otto grandi quadri del pittore modenese Francesco Vellani (1688 – 1768), per un pugno di euro (ci sia consentita la licenza). L’azienda reggiana Reire Srl, che già detiene il 57% della società immobiliare Circolo del Casino Spa, ha lanciato una offerta per acquistare le quote restanti: 51,65 euro per le azioni provenienti dall’ultimo aumento di capitale, 35,78 per le altre. Una operazione che, se raggiungesse in toto l’obiettivo, costerebbe 200mila euro all’impresa di Cavazzoli, da più di 40 anni attiva nel commercio di materie prime alimentari in polvere.
Vale a dire: la società proprietaria dell’intero edificio, l’immobiliare Circolo del Casino, vale oggi 465mila euro. Pochissimo, per un usare un eufemismo, per i detrattori dell’operazione. Per chi l’ha ideata invece il giusto prezzo con un plus di buona volontà e di spirito di sacrificio per conservare il bene per la collettività in attesa di tempi migliori. Migliori per chi, lo dirà proprio il tempo. Ma andiamo con ordine.
Il circolo del Casino non è più tale da quando ha chiuso i battenti all’attività sociale dopo un aumento di capitale, nel 2015, che fu tutto fuorché un successo. Furono raccolti 700mila euro, con la convinzione che 600mila potessero bastare per rilanciare le attività, puntando nei piani dell’allora neo eletto presidente Camillo Galaverni soprattutto su una nuova cucina più adatta e funzionale alle esigenze delle società di catering da realizzare al primo piano, in aggiunta a quella storicamente posta al piano terra. Un problema improssivo al tetto, con relativo intervento urgente, e il preventivo per la nuova cucina lievitato rispetto alle stime iniziali fecero presto salire le necessità a oltre 1,2 milioni di euro. La cucina non fu mai realizzata. Fu invece installato un nuovo ascensore. I soldi furono sostanzialmente spesi per il tetto e, nel 2018, la gestione fu costretta di nuovo a fare i conti con le casse vuote. Un momento di difficoltà superato grazie a un finanziamento di Reire Srl, di cui è presidente del Cda lo stesso Galaverni, uno dei commercialisti più in vista della città.

Il cortile di Palazzo Tirelli, reso visitabile dal Fai in occasione dell’edizione 2018 di Fotografia Europea (foto Reggionline)
Il palazzo è di fatto finito sul mercato, come confermato dalla presidenza, ma nessuno si è fatto avanti seriamente con una offerta, nemmeno per rilevarne la gestione per organizzare eventi di qualsivoglia tipo. Ad oggi nell’edificio restano il custode e un ufficio affittato al Rotary che ha lì la sua sede. Per il resto ogni anno il circolo, pur chiuso, deve far fronte a circa 40-50mila euro di costi tra assicurazioni, piccole manutenzioni e Imu, e i soldi in cassa sono agli sgoccioli. Bastano per un paio di anni, forse tre, con buona pace di quanto versato dai soci con l’ultimo aumento di capitale. Da qui quello che Galaverni presenta come un piano di salvataggio, e l’offerta di Reire di accollarsi onori e, in questa fase, soprattutto oneri. L’operazione rappresenta senza dubbio anche un investimento, dal momento che poche centinaia di migliaia di euro bastano per controllare un palazzo storico e importanti opere d’arte.
Stranisce, ma è un evidente segno dei tempi, come tutto questo stia avvenendo nella sostanziale indifferenza generale. Indifferenza non solo della città, che forse ha sempre visto come “altro” quel salotto di ricchi reggiani, ma anche degli stessi soci. O meglio, di molti eredi nel tempo subentrati. Perché quando un luogo muore e viene dimenticato, accade perché smettiamo di viverlo. Non è una caccia al colpevole, ma una fotografia dei tempi.
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