REGGIO EMILIA – Funerali a porte chiuse. Famigliari che non possono rivedere nemmeno da morto il proprio caro.
Le misure anti diffusione del Coronavirus aggiungono sconforto a una situazione già drammatica. Bergamo è l’epicentro della crisi sanitaria lombarda e sulla situazione nel comune di Calcinate, il paese da cui proviene, si tiene costantemente aggiornato don Maurizio Pirola, parroco dell’unità pastorale dei Santi Pietro, Giacomo, Francesco e Nicolò in centro storico. “Seimila abitanti, ho mia mamma che ha 89 anni e vive con mia sorella – le sue parole – Sono chiusi in casa da un mese. Ci sono parecchi morti”.
L’assedio del virus non si ferma. Tra le immagini più scioccanti quella del convoglio dell’esercito diretto in Emilia per il trasporto delle salme. “E’ l’immagine che mi ha pesato di più – ha detto – che mi ha provocato più dolore. Vedere i camion dei militari che portavano via le bare dal cimitero di Bergamo, perché erano troppe da gestire”.
Come tutti i sacerdoti, don Maurizio sta celebrando messa da solo per la comunità. In San Giacomo, quando va a chiudere la chiesa, gli capita di trovare dei lumini accesi: “Forse chi esce a far spesa fa un salto per accendere una candela, affinché il signore ci liberi. Il consiglio che mi sento di dare è quello di rimanere in casa. Un pensiero va ai miei studenti: seguite le lezioni, abbiate coraggio perché tutto questo passerà e dovremo ricominciare da capo”.
Reggio Emilia don Maurizio Pirola emergenza coronavirus